Mar. 29th, 2021

europa91: (Default)
Cow-t 11 – Settima settimana – M7
Prompt: 015. What I’m trying to say is: you win. It’s all yours. I’m tired and I tried. I’m tired and I love you. I’m tired and I didn’t mean to. 
Fandom: Bungou Stray Dogs
Rating: SAFE 
Numero Parole: 6015
Note: è una sorta di Beast AU dove però Dazai non muore e ha una relazione segreta con Oda, che fa lo scrittore e lavora anche per l’Agenzia. Accenni Threesome. Angst. Chuuya che soffre. Solite cose XD
 
 
 
 
 
 
Chuuya era davvero stanco del comportamento del suo Boss. Da quando Dazai aveva preso il posto di Mori come leader della Port Mafia l’Organizzazione aveva prosperato. I loro guadagni erano triplicati, i loro nemici dimezzati ma i suoi nervi erano sempre tesi fino al limite. 
 
Le cose tra loro non erano mutate più di tanto rispetto a quando lavoravano come partner. Dazai lo aveva sempre sfruttato, lo faceva ora come allora. Non si era mai fermato di fronte a niente e nessuno per ottenere ciò che voleva. Sapeva essere spietato ma anche crudele come un bambino al quale viene negato il suo giocattolo preferito. 
 
Il sangue di Osamu Dazai era nero, era una verità impossibile da negare. La lista dei suoi crimini in continuo aggiornamento, come quella dei suoi peccati. Chuuya lo sapeva eppure, al tempo stesso fingeva di non vederlo. Nessuno di loro era un santo, lui per primo solo che non tutti i crimini avevano lo stesso peso. Come non lo avevano sulle loro coscienze. Quando Dazai aveva preso il comando, il rosso si era inginocchiato davanti a lui, cappello tra le mani e gli aveva giurato lealtà, esattamente come aveva fatto di fronte al suo predecessore. Non che servisse, da quando si conoscevano aveva sempre riposto cieca fiducia in Dazai. Sul perché preferiva non indagare. Era meglio così.
 
Aveva messo la propria vita nelle sue mani innumerevoli volte, più di quanto sarebbe stato intelligente fare o ammettere. Quell’idiota bendato però c’era sempre stato. Ogni volta che Chuuya aveva utilizzato la vera forma di Corruzione, Dazai lo aveva sempre fermato per tempo, prima che potesse auto distruggersi.
 
La loro rivalità era famosa. Le loro imprese leggendarie. 
 
Poi Mori era morto e Dazai era subentrato come suo successore. Era accaduto tutto così in fretta che non aveva avuto nemmeno il tempo di accorgersene. Un attimo prima poteva tranquillamente afferrare il moro per il colletto della giacca e minacciarlo di morte, mentre quello dopo doveva guardarsi dagli sguardi contrariati dei loro sottoposti. 
 
Il tempo dei giochi era finito.
 
Anche il rosso aveva ottenuto una promozione. Era stato elevato al rango di dirigente e Dazai lo aveva scelto come proprio braccio destro. In quel momento, Chuuya non aveva posto obiezioni. Sapeva di essere il migliore nella Port Mafia, dopo il loro leader. Atsushi, Kyouka e gli altri membri dotati di poteri non erano assolutamente al loro livello. Il ragazzo tigre ci sarebbe arrivato un giorno, per ora, mancava di una caratteristica di fondamentale importanza nel loro settore: l’esperienza. Agli occhi di Chuuya, Atsushi Nakajima era solo un cucciolo. Aveva artigli affilati, ma doveva ancora essere addestrato e domato, forse con il tempo gli avrebbero trovato un partner affidabile. Probabilmente Dazai aveva già qualcuno in mente. Lui sembrava sempre avere un piano per tutto e tutti. 
 
Un tempo, questo suo atteggiamento lo irritava, ora semplicemente, aveva finito con il farci l’abitudine.
 
Tornando al suo Boss, Chuuya non poteva fare a meno di preoccuparsi. Tra qualche minuto sarebbe iniziata una riunione importante tra gli alti dirigenti e Dazai sembrava di colpo, essere diventato irreperibile. Il rosso aveva una vaga idea di dove potesse essere finito quell’idiota, ma sperava tanto di sbagliarsi.
 
Era riuscito a spostare l’incontro di un paio d’ore, gli sarebbero state sufficienti per ritrovarlo. Aveva sempre odiato questo suo atteggiamento egoista, Dazai non pensava mai alle conseguenze delle sue azioni, né quando era solo un dirigente né ora, che teoricamente avrebbe dovuto essere un modello da prendere ad esempio. Strinse solo i pugni, sentendo tirare lievemente la stoffa dei suoi guanti in pelle.  Ora doveva solo pensare a come trovarlo, la ramanzina avrebbe aspettato.
 
***
 
Conosceva il Bar Lupin per fama, o più che altro, per tutte le volte che Dazai lo aveva nominato. Per quello, fu il primo posto dove il rosso pensò di andarlo a cercare. Non avrebbe mai messo piede di sua spontanea volontà in un ambiente simile. Indubbiamente quel luogo era nello stile di Dazai, sciatto e senza il minimo senso del gusto. L’uomo dietro al bancone lo osservò incuriosito. Chuuya si avvicinò senza remore e gli domandò senza tanti preamboli o inutili giri di parole:
 
“Dazai, hai per caso incontrato Osamu Dazai oggi?” il barista finse di rifletterci per qualche secondo. Il rosso allora prese posto su uno degli sgabelli disponibili e gli allungò una banconota. 
 
“Un bicchiere del tuo rosso migliore, ed ora, amico, hai per caso visto Dazai?” ritentò cercando di mantenere la calma. L’uomo afferrò il denaro e gli versò da bere. Quel vino faceva schifo, sapeva di cartone. Stava per andarsene, quando lo sentì mormorare;
 
“Se ne è andato circa mezzora fa” 
 
“Era solo?” chiese forse con troppa irruenza, sbattendo una mano sul bancone;
 
“Con il suo amico scrittore” per l’ennesima volta nel corso di quella giornata Nakahara Chuuya si trovò a stringere i pugni. Di questo passo avrebbe presto finito con il consumare i suoi guanti.
 
Si era diretto verso l’Agenzia dei Detective Armati, per quanto improbabile il suo Boss avrebbe potuto anche trovarsi lì. Molte volte si era trovato a dubitare della sanità mentale di Dazai, quindi non sarebbe stato affatto sorpreso di incontrarlo insieme a coloro che, teoricamente, dovevano essere loro nemici. 
 
Chuuya non era uno stupido. Forse non poteva vantare la stessa mente geniale di Dazai ma non era certo un idiota. Sapeva da mesi cosa stava accadendo sotto ai suoi occhi. Se fino a quel momento aveva taciuto era solo perché temeva la reazione del giovane Boss.
Osamu Dazai aveva intrapreso una relazione con quel detective nell'Agenzia. Il dirigente non si ricordava nemmeno che nome avesse, lo aveva incrociato solo un paio di volte e nel corso di un paio di missioni, ma tanto gli era bastato per trovarlo insopportabile.
 
Più che altro, la cosa che maggiormente gli dava sui nervi, era l'atteggiamento di Dazai nei suoi confronti. Gravitava intorno a quell’uomo come se la Terra con il Sole. 
 
Chuuya era venuto a conoscenza di quella storia per puro caso, il destino aveva voluto che fosse proprio lui il testimone della nascita di quel legame che ora stava minacciando tutti loro. Dazai era solito giocare con il fuoco ma questa volta aveva decisamente esagerato. Chuuya non voleva sapere come avrebbero reagito le alte sfere della Port Mafia se fossero state a conoscenza del fatto che il loro Boss frequentasse un loro nemico. 
 
Apparentemente Oda Sakunoske era solo un detective privato, che nel tempo libero aveva scritto un romanzo di successo. Non esistevano altre notizie su di lui. Era come se il passato di quel uomo fosse completamente avvolto da un alone di mistero. Il dirigente aveva sospettato ci fosse sotto molto altro e distrattamente ne aveva ricevuto conferma proprio da Dazai, che in un pomeriggio come tanti gli aveva rivelato come il suo amico avesse un passato da killer professionista. Il rosso ricordava di aver sgranato gli occhi per lo stupore, credendo che fosse l'ennesimo tentativo del suo superiore, di prendersi gioco di lui. Gli era bastato però incrociare il proprio sguardo con quello di Dazai, per capire quanto l'altro fosse serio. Quando il moro assumeva quell'espressione Chuuya sapeva che doveva fare attenzione. Non si poteva permettere di abbassare la guardia nemmeno per un secondo.
 
Anche quel giorno dunque, il Boss della Port Mafia, aveva scelto di boicottare la sua già abbastanza fitta agenda di impegni, per uscire con quell'uomo dal passato misterioso. 
 
Dazai gli aveva più di una volta intimato di restarne fuori e non indagare su Odasaku, così lo aveva soprannominato. Ovviamente il rosso non lo era stato a sentire. tra i suoi doveri di sottoposto l'incolumità del suo superiore rientrava nelle sue mansioni, per non parlare del fatto, che nel malaugurato caso fosse accaduto qualcosa a quel idiota, lui sarebbe stato il primo in linea di successione e sinceramente, mettersi al comando di un'Organizzazione come la Port Mafia sarebbe stato l'ultimo dei suoi desideri. 
 
Aveva avuto una sua dose d'esperienza come leader delle pecore ed era stata sufficiente per capire di essere inadatto per quel ruolo. Poteva essere un cane fedele, e lo sarebbe stato fino alla fine dei suoi giorni ma non era tagliato per guidare un’Organizzazione.
 
Non era preoccupato per Dazai o forse si, non riusciva a spiegarselo nemmeno lui. 
 
Da quando quel detective era entrato nelle loro vite la situazione era come sfuggita dalle mani di Chuuya. Dazai stesso era cambiato, era in un certo senso diventato più allegro, meno cinico o spietato. Il rosso non sapeva dire se l'artefice di questo cambiamento fosse proprio Odasaku, però qualcosa di certo era accaduto, e non era ancora sicuro se fosse un bene o un male.
 
Chuuya, pensava a Dazai giorno e notte ma in un modo diverso dal solito. Il suo ex partner ora era il Boss, si era fatto il doppio dei nemici rispetto ad un tempo e doveva guardargli le spalle in continuazione. Per un periodo, era quasi diventato la sua guardia del corpo, seguiva Dazai come un'ombra. Era stato in una di quelle occasioni che era avvenuto l'incidente, come amava definirlo nella sua mente.
 
Aveva accompagnato il Boss ad una cena di lavoro. Come al solito quel idiota si era rimpinzato di gamberi ed aveva esagerato con il sakè arrivando a fine serata decisamente brillo e poco lucido. A Chuuya era toccato l'ingrato compito di riaccompagnarlo a casa, non che si sarebbe mai fidato di lasciarlo con nessun altro. Si era caricato il moro sulle spalle e l'aveva accompagnato fino alla porta del suo appartamento. Ricordava con una punta d'ironia che quando si erano conosciuti quel disadattato abitava addirittura in un container mentre ora, in quanto leader di una delle maggiori organizzazioni di persone dotate di poteri di Yokohama, vantava un super attico in centro città. La sua era pura invidia, data dal fatto che il moro non sapeva apprezzare minimamente la sua fortuna o la vista magnifica che si stagliava sotto di loro. 
 
L'appartamento del Boss era simile al suo ufficio, alla sede centrale della Port Mafia, godeva di ampie vetrate dalle quali Chuuya in quel preciso istante stava ammirando la città brillare nell'oscurità della notte. Dazai era stato malamente gettato sul primo divano disponibile e sembrava essersi addormentato profondamente. Il rosso stava per andarsene, quando avvertì solo un suono lasciare le labbra dell'altro,
 
"Odasaku non andare ti prego" 
 
Quello era decisamente troppo. Lo aveva scambiato per quel detective, c'era un limite a tutto e Dazai in quel momento l'aveva ampiamente superato. Si avvicinò al boss ma solo per mollargli uno schiaffo talmente forte da ridestarlo, ma in quel momento il moro fu più veloce. Ancora mezzo addormentato bloccò il suo attacco e si sporse verso di lui. 
 
Il bacio che si scambiarono fu lento e profondo. Chuuya non si mosse per la sorpresa.
 
Quando finalmente Dazai interruppe quel contatto e mollò la presa, ricadde privo di sensi e con un sorriso idiota stampato sul volto.
 
Il dirigente lasciò l'edificio ancora sotto shock. Il sapore del bacio di Dazai ancora sulle sue labbra.
 
Era passato quasi un anno da allora. Chuuya si era accorto di provare qualcosa nei confronti del suo scapestrato ed incosciente Boss, ma non riusciva ad ammetterlo nemmeno a se stesso. Non era stato solo quel bacio che l'aveva colto di sorpresa e annichilito come nemmeno No Longer Human era mai riuscito a fare, ma tutto l'insieme. Prima scoprire che il proprio insopportabile partner sarebbe diventato suo diretto superiore, poi venire a conoscenza della sua relazione con il detective e poi finire con quel bacio a tradimento. Era troppo per Chuuya, aveva bisogno di un periodo di vacanza da Dazai e del tempo per mettere ordine tra i suoi pensieri. Ovviamente erano entrambe ipotesi impossibili.
 
Ora stava proseguendo nella sua folle ricerca controllando di tanto in tanto l'orario dal suo cellulare. Aveva ancora una buona mezz'ora prima della riunione ma di Dazai non c'era nessuna traccia. Decise di tentare il tutto per tutto incamminandosi verso il suo appartamento. 
 
Non era assolutamente preparato alla scena che si sarebbe consumata di lì a poco davanti ai suoi occhi. Appena varcata la porta (aveva fatto una copia della carta magnetica per sicurezza, visto che era il braccio destro di un ex aspirante suicida, era subito parsa la scelta più sensata), si era ritrovato davanti un'immagine che avrebbe popolato a lungo i suoi incubi. Dazai e Oda si stavano baciando davanti a lui. Entrambi erano a torso nudo, poteva chiaramente intravedere come i bendaggi del più giovane fossero allentati in più punti e dei vistosi succhiotti colorare la sua pelle diafana, di solito celata a occhi indiscreti. 
 
Quando entrambi gli uomini si accorsero della sua presenza si staccarono e si voltarono nella sua direzione. Oda arrossì distogliendo lo sguardo come un bambino colpevole trovato sul luogo di una marachella, mentre Dazai si limitò a sbuffare seccato per poi sorridergli;
 
"Chuuya non vedi che sono impegnato?" a quelle parole tutta la rabbia e la frustrazione che il rosso aveva provato in quel momento semplicemente esplosero, così tanto che non riuscì proprio ad impedirsi di urlare:
 
"Ora voi due mi avete proprio stancato! Oda o come ti chiami hai vinto, Dazai è tutto tuo" poi si diresse verso il moro puntando il dito come se lo stesse apertamente sfidando "Sono davvero stanco e ci ho provato credimi. Ci ho provato a non amarti ma ti amo. Non so nemmeno io come sia potuto accadere ma sono veramente stanco di tutto" detto questo era tornato sui suoi passi ed era corso fuori dall'edificio. Non voleva che lo vedessero piangere come una ragazzina. 
 
***
 
Dazai non aveva detto nulla, aveva osservato incredulo Chuuya mentre si sfogava su di loro per poi scappare via. Odasaku gli prese una mano fra le sue;
 
"Penso che dovresti corrergli dietro e parlargli" il giovane Boss alzò le spalle.
 
"Io e Chuuya non abbiamo niente da dirci Odasaku" l'uomo storse il naso per qualche secondo;
 
"Quel ragazzo ti ha appena confessato il suo amore come puoi non avere nulla da dire?" il moro lo fissò leggermente sorpreso;
 
"Lo so perché io non provo niente nei confronti di Chuuya. Sei il solo che amo o che abbia mai amato. Sempre che sia questo l'amore, sai sono concetti ancora abbastanza nuovi per me" lo scrittore si trovò a sospirare. Certe volte Dazai si comportava come un bambino, poteva essere estremamente intelligente e preparato su certi argomenti ma restava totalmente ignorante in altri. Come sul versante dei sentimenti. Dazai non aveva mai compreso le emozioni, era stato Odasaku il primo ad insegnargli il concetto di amore, che prima di allora era rimasta sempre una parola astratta e dal significato incerto. 
 
Oda sapeva che Dazai era spaventosamente sincero in quel momento. Da un lato una parte di lui era lieta di sentirsi dire che il moro non provava nulla dei confronti del suo braccio destro ed ex partner, mentre dall'altro non riusciva a non sentirsi dispiaciuto nei confronti di Chuuya. 
 
Non era mai facile essere respinti, soprattutto se la persona del quale si era innamorati era il proprio superiore, ancora di più se questi era Dazai.
 
Oda sapeva come il giovane Boss potesse essere crudele, per quello voleva che in un certo senso non infierisse troppo su Chuuya. Non sapeva nemmeno a lui perché quel piccolo uragano gli stesse a cuore, forse perché erano più simili di quanto prima di allora avesse mai pensato.
 
Entrambi erano innamorati di Dazai ed era il solo a sapere come non fosse affatto una cosa facile amare un tale individuo.
 
"Dovresti lo stesso confrontarti con lui. Era il tuo partner, penso che oltre al sottoscritto sia la persona alla quale tu sia più legato" il moro finse di pensarci;
 
"Chuuya è un cane fedele, non è realmente innamorato di me"
 
"Questo non puoi saperlo" 
 
"Ne sono sicuro, insomma ci conosciamo da anni, perché mai arrivare a confessarmelo così all'improvviso? Cioè non so se ti ricordi la scenata avvenuta poco fa" rispose quasi arrabbiato. Dazai non capiva perché Oda ci tenesse così tanto a tutta quella storia, era quasi fastidioso, sarebbe stato molto meglio per tutti se avessero continuato il loro discorso precedente e possibilmente in camera da letto.
 
"A volte sai essere così ottuso" disse quasi con un sussurro il maggiore mentre appoggiava dolcemente entrambe le mani sulle sue spalle e si apprestava a guardarlo direttamente negli occhi "Chuuya ci ha appena visto mentre ci stavamo baciando, se prova qualcosa per te già venire a conoscenza della nostra relazione deve averlo turbato, vederci penso gli abbia solo dato il colpo di grazia o forse sono state le tue parole come sempre prive di tatto" si quella volta la ramanzina c'era stata e non aveva potuto evitare di propinargliela.
 
"Ma perché Chuuya è venuto fino..." si ricordò improvvisamente della riunione "Cazzo" si trovò ad imprecare a denti stretti "Oda scusami ma mi sono appena ricordato..."
 
"Hai una riunione oggi pomeriggio lo so" il moro lo osservò sorpreso,
 
"Me ne gai parlato l'altro giorno e io tendo sempre a ricordare ogni parola che esce dalle tue labbra" Dazai avvampò dopo quella frase, mentre cercava velocemente di ricomporsi per raggiungere il luogo in cui si sarebbe svolto il meeting.
 
Era arrivato per il rotto della cuffia e la riunione era proseguita senza intoppi. Il giovane Boss aveva notato come però Chuuya non fosse presente all’incontro.
 
"Si è sentito poco bene" aveva ammesso Kouyou, sventolando elegantemente il suo ventaglio rosa con un sorriso che la diceva lunga. Quella donna sapeva sempre tutto si ritrovò a pensare il moro.
 
Non aveva incrociato il suo braccio destro nemmeno il giorno successivo.
 
Il terzo giorno iniziò ad averne abbastanza. C'era un limite a tutto, per quanto ancora avrebbe continuato con quella farsa?
 
Dopo aver mandato un rapido messaggio ad Odasaku si incamminò verso l'appartamento di Chuuya, fu sorpreso di vedere proprio il detective lasciare in quel momento le stanze del suo ex partner.
 
***
 
Odasaku non aveva saputo resistere. Dopo il secondo giorno in cui aveva ricevuto da Dazai la notizia che Chuuya risultava ancora irreperibile decise di intervenire personalmente. Non fu affatto difficile procurarsi l'indirizzo del dirigente della Port Mafia, alcune volte il suo torbido passato risultava in qualche modo utile. Così, senza indugio aveva approfittato della mattinata libera dall'Agenzia per recarsi da lui. 
 
Sarebbe dovuto andare da Dazai e si era sentito leggermente in colpa mentre gli mandava un messaggio in cui disdettava il loro incontro per un'improvviso caso che aveva richiesto il suo intervento.
 
In fondo non si era trattata di una vera e propria bugia, Chuuya e Dazai, insomma il loro rapporto aveva bisogno del suo intervento. Non avrebbe sopportato un secondo di più quella situazione che si era venuta a creare, era assurda. 
 
Quando Chuuya aveva aperto la porta, ancora in pigiama e mezzo assonnato, per poco non aveva preso un colpo. Non si aspettava certo di trovare sulla soglia di casa il detective e fidanzato di Dazai. l'uomo che qualche giorno prima aveva visto baciarsi con il suo giovane Boss. Oda Sakunosuke se ne stava in piedi davanti a lui e lo osservava tranquillo.
 
"Che cazzo ci fai tu qui?" ovviamente, Chhuya non aveva potuto evitare di essere il solito, sgradevole se stesso, ma era stato totalmente preso in contropiede che non avrebbe saputo reagire in altro modo. Lo scrittore comunque, non fece una piega.
 
"Scusa se mi sono presentato così ma ho bisogno di parlarti" Chuuya alzò leggermente un sopracciglio fissandolo leggermente contrariato;
 
"Io e te non abbiamo nulla da dirci" e fece per chiudere la porta. Oda però fu più veloce e bloccò questo suo movimento. La differenza di forza tra loro era evidente.
 
"Io invece penso che abbiamo molto di cui parlare" continuò sostenendo il suo sguardo prima di aggiungere;
 
"Hai detto che Dazai è mio, e che ho vinto. Non sapevo che fosse in corso una qualche sorta di gara per conquistarlo. Mi stai dicendo che vuoi gettare la spugna così e arrenderti?" 
 
"Ma sei serio?" Chuuya non credeva alle proprie orecchie, 
 
"Io e te abbiamo molto in comune. Per prima cosa ci siamo innamorati dello stesso ragazzo" il rosso finalmente cessò ogni resistenza;
 
"Dai entra. Prima che qualcuno ti veda" e lo fece accomodare. Non voleva che i suoi vicini iniziassero a farsi strane idee sulle sue frequentazioni.
 
L'appartamento di Chuuya era molto più grande di quanto Odasaku si fosse inizialmente aspettato ed era arredato con gusto. Era simile eppure diverso alle stanze da Boss di Dazai. Anche quell’edificio doveva essere di proprietà della Mafia.
 
"Siediti dove vuoi e vediamo di finirla in fretta. Mi sento abbastanza a disagio" Oda sorrise comprendendolo perfettamente. Anche lui si sentiva leggermente fuori luogo, eppure non aveva esitato a rintracciare Chuuya.
 
"So che Dazai può essere crudele, ma credimi sta soffrendo anche lui per la situazione che si è venuta a creare tra voi"
 
"Come sei bravo a raccontare storie, si vede proprio che sei uno scrittore, questa favola però conservala per qualcuno che voglia sentirla o più che altro che possa crederci. Io so benissimo che non mi ama. Lo conosco bene”
 
Oda non disse nulla, sapeva che non poteva confutare quelle parole. Restarono qualche secondo in silenzio. Poi il giovane dirigente riprese a parlare;
 
“Ci siamo conosciuti che eravamo entrambi due ragazzini, non che lui sia maturato molto da allora. Io ero il leader di una gang di mocciosi ma non ero decisamente tagliato per quello, facendomi entrare nella Port Mafia mi ha dato una famiglia. Mi ha permesso anche di scoprire la verità sul mio passato e le mie origini” Oda ascoltò ogni parola in silenzio poi si decise a replicare;
 
“Ho incontrato Dazai per caso. Non so spiegartelo ma era come se quel giorno, lui mi stesse aspettando. È bastato scambiare poche parole e non so davvero, ma era come se mi conoscesse da sempre” Chuuya si morse la lingua;
 
“Il classico colpo di fulmine che fortuna” sbuffò con una punta d’ironia;
 
“A dir la verità no. Lui aveva iniziato subito a chiamarmi Odasaku e preso in simpatia ma io avevo riconosciuto in lui lo spietato Boss della Port Mafia. Non potevo fidarmi. Però Dazai non si è arreso. Nonostante i miei continui rifiuti lui ha continuato e continuato quella sorta di bizzarro corteggiamento, fino che alla fine ho ceduto”
 
“Hai scoperto solo quanto può essere testardo e sfiancante. Pensa ad averlo come partner” entrambi sorrisero.
 
“Dazai è un individuo molto complesso. Ha mille sfaccettature. Non è solo il leader cinico e spietato di cui avevo solo sentito parlare”
 
“Oh si dal vivo è ancora peggio”
 
“Quello che sto cercando di dirti Chuuya, è che credo che in fondo, non ti sia così indifferente. Parla spesso di te e so che tiene alla tua incolumità” il dirigente sbuffò contrariato,
 
“Se ci tiene è solo per i suoi scopi. Non farti strane illusioni. Penso che perdere il suo braccio destro potrebbe rivelarsi un problema, solo messa in questo modo la mia vita assume una qualche forma di valore per lui” l’uomo sembrò contrariato.
 
“Io non ti capisco. Perché continuate entrambi a comportarvi così. Tu lo stai evitando e anche lui, sa dove trovarti ma non muove un muscolo per farlo.”
 
“Odasaku perché sei qui?” tentò nuovamente.
 
“Perché non voglio vederti soffrire” ammise il detective, stupendo anche se stesso “tu non meriti Dazai, dico davvero, se fossi stato al tuo posto non so come avrei reagito. Sei una persona molto forte” Chuuya non poté evitare di arrossire. Non c’era alcuna malizia nelle parole del detective solo sincerità. Una sincerità disarmante al quale il più giovane non era assolutamente preparato. Per qualche secondo scoprirono entrambi di essersi avvicinari. In quel momento erano molto vicini, troppo. Il rosso si riscosse subito.
 
“Non sono forte. Credimi” concluse allontanandosi “fingi di non aver mai sentito le mie parole. Domani tornerò al lavoro e mi comporterò come solito” 
 
Oda però lo afferrò per un polso impedendogli la fuga.
 
“Rinunceresti così facilmente a Dazai? È così debole il sentimento che provi per lui? Devo averti giudicato male” Chuuya si arrabbiò, e molto. Non aveva alcun diritto di giudicarlo.
 
“Che cazzo vuoi dalla mia vita? Vieni qui a predicare tante belle parole ma la realtà dei fatti la conosciamo molto bene entrambi. TU sei il fidanzato, amante, amico, quello che vuoi di Dazai, è il TUO nome quello che pronuncia nel sonno. Io non sono nessuno. Un tempo ero solo il suo partner e ora sono il suo braccio destro, anzi più che altro sono un baby sitter. Non mi aspetto certo che ti pianti da un giorno all’altro e si metta con me. Non so nemmeno io cosa voglio” ammise tornando a sedersi sul divano e prendendosi la testa tra le mani.
 
“Non so davvero cosa voglio. So che provo qualcosa per lui, però al tempo stesso so che non potrò mai portartelo via. Dazai ha bisogno di te. Da quando ci sei tu quel idiota è cambiato, è una persona diversa, non so se questo sia un bene o un male. Non posso separarvi, non ne ho la forza e non ne avrei neanche la capacità” sapeva che non poteva paragonarsi a quel bellissimo scrittore. Perché si, Oda Sakunosuke era davvero un bel uomo, alto e prestante, mentre lui in tanti anni non era cresciuto se non di pochi centimetri. Non era difficile intuire cosa Dazai ci avesse trovato in lui.
 
“Non dovresti avere così poca stima di te stesso. Sei un bel ragazzo” ammise Oda. Chuuya alzò lo sguardo per incontrare quello dell’altro. Aveva le lacrime agli occhi e le gote arrossate per l’imbarazzo.
 
“Davvero, un bel ragazzo” biascicò Odasaku con la gola improvvisamente secca. Non ci aveva mai riflettuto prima ma Nakahara Chuuya era davvero bello. In quel momento in particolare lo trovò adorabile. Non seppe dire perché ma qualcosa in lui scattò, si sporse leggermente in avanti, allungò un braccio e prese ad accarezzargli una guancia. Il rosso ne rimase sorpreso ma non disse nulla, continuava a tenere gli occhi incatenati ai suoi, poi li chiuse beandosi di quel tocco così gentile. 
 
Non era abituato ad essere amato Chuuya, e l’uomo lo comprese. Non poteva davvero abbandonarlo così. Per questo si sporse ancora un po' fino ad arrivare a far collidere le loro labbra. Il dirigente aprì gli occhi per la sorpresa e dopo l’iniziale stupore si trovò a ricambiare il bacio, allungò le braccia dietro al collo del detective e lo tirò maggiormente verso di sé. Entrambi si staccarono dopo interminabili minuti e presero a fissarsi. Non sapevano cosa fosse successo, solo che incredibilmente, ne volevano ancora. 
 
Fu Chuuya a sporgersi per chiedere timidamente un secondo bacio che non gli fu negato.
 
Continuarono a baciarsi ed abbracciarsi ancora per un po', poi finalmente decisero di separarsi anche se a malincuore.
 
“Incredibile” fu tutto ciò che Odasaku riuscì a dire
 
“Perdonami Chuuya io..” ma l’altro fu più velocemente
 
“Sono io che dovrei scusarmi cioè non so che mi sia preso”
 
“Nemmeno a me. Avrei dovuto controllarmi scusa”
 
“Lo dirai a Dazai?” l’uomo si voltò a fissarlo, per un istante si era dimenticato completamente del giovane Boss.
 
“Devo dirglielo o lo scoprirà. Non so come ma lo verrà a sapere. Lui sa sempre tutto” Chuuya sorrise.
 
“Sono riuscito a sedurre il suo fidanzato, come minimo mi ammazza” voleva essere una battuta di pessimo gusto ma non poté evitare di provare un brivido lungo la schiena, in fondo con Dazai non si poteva mai sapere.
 
“Se prima non ammazza il sottoscritto” aggiunse Oda prima di alzarsi, anche lui con un sorriso tirato sul volto.
 
“Senti per il momento penso sia meglio che io torni da lui. Gli parlerò te lo prometto”
 
“E cosa hai intenzione di fare?”
 
“Non lo so” 
 
“Cosa hai provato baciandomi?”
 
“Non lo so”
 
“Perché se baci così facilmente altri ragazzi sappi che combatterò con le unghie e con i denti per strapparti Dazai. Non lo farai soffrire” Oda sorrise imbarazzato;
 
“A dir la verità sei il secondo ragazzo che bacio, il primo è stato Dazai. Ho sempre pensato di essere etero ma voi due mi avete fatto ricredere” Chuuya era arrossito, gli stava capitando un po' troppo spesso e la colpa era tutta di quel dannato scrittore.
 
“Non mi verrai a dire che ti stai innamorando di me?” doveva essere una battuta innocente ma entrambi si guardarono negli occhi e capirono una verità che non era facile pronunciare a parole.
 
Qualche minuto dopo Oda lasciò l’appartamento e fu in quel momento che Dazai lo intercettò.
 
***
 
Decise di seguire l’amico per vedere dove fosse diretto e non si stupì del fatto che si stesse proprio recando da lui alla Port Mafia. Percorse una scorciatoia per essere certo di arrivare prima e non farlo in alcun modo insospettire, Dazai era curioso di sentire cosa gli avesse da dire e soprattutto, perché anziché essere impegnato su un caso dell’Agenzia si trovava da Chuuya.
 
Non era geloso, semplicemente non era mai successo che Odasaku gli mentisse.
 
Al mondo tutti mentono. Era una verità inoppugnabile. Oda però rappresentava la sua eccezione. Dazai doveva scoprire il perché.
 
Quando il detective entrò nell’edificio, come da prassi venne perquisito e scortato da due uomini armati. Gli fu chiesto di attendere per una buona mezz’ora prima che il Boss si decidesse a riceverlo. Questo era solo stato un capriccio da parte di Dazai, mentre pensava a come divertirsi per fargliela pagare.
 
Bastò però solo uno sguardo perché ogni piano del Boss andasse in fumo.
 
“Sono stato da Chuuya” furono le prime parole che il detective gli rivolse. Dazai sorrise prima di aggiungere;
 
“Lo so. Ti ho visto uscire da casa sua. Anche io mi ero deciso, volevo andare da lui ma a quanto pare mi hai battuto sul tempo, bravo Odasaku” e mimò il gesto di applaudire. L’uomo non fece una piega.
 
“Dazai smettiamola di giocare. Sono andato da Chuuya perché penso che tu e lui dobbiate chiarirvi, sai che questa situazione non può continuare in eterno. Scusa se mi sono intromesso ma l’ho fatto solo per il tuo bene” il giovane Boss alzò un sopracciglio abbozzando un sorriso;
 
“Anche baciare il mio braccio destro era per il mio bene?” ovviamente Dazai non poteva sapere cosa era avvenuto qualche istante prima. Aveva tirato ad indovinare, dopotutto conosceva entrambi come le sue tasche. Oda però cadde nella sua trappola, iniziando ad arrossire, colto in flagrante.
 
Dazai non mutò espressione. Odasaku era sempre stato un libro aperto. Era prevedibile, come lo era anche Chuuya. Si sorprese nel constatare come l’idea di vedere quei due insieme non gli era del tutto sgradevole; solo leggermente fastidiosa. Non amava condividere le sue cose.
 
“Quindi a quando le nozze?” domandò ironico;
 
“Dazai ti prego, non scherzare”
 
“Non sto scherzando. Sei qui per dirmi che hai consolato Chuuya e mi vuoi lasciare giusto? Beh siate felici” Oda sospirò esasperato portandosi una mano sul volto.
 
“Non ho nessuna intenzione di lasciarti e come al solito tu sei un disastro con i sentimenti altrui. Se ancora non ti fosse chiaro, sono innamorato di te Dazai”
 
“Però hai baciato il mio braccio destro” gli fece notare con una calma che ebbe il potere di stupire entrambi.
 
“si l’ho fatto e lo bacerei ancora, posso tranquillamente amarvi entrambi.” Dazai sgranò gli occhi, non si sarebbe mai aspettato una mossa del genere, Odasaku sapeva sempre come sorprenderlo. Il suo amico era davvero divertente.
 
“Io però non provo nulla per Chuuya” l’uomo davanti a lui sorrise.
 
“lo so me lo hai già detto. Però anche se tu non provi nulla, io posso amarlo giusto? O hai forse qualcosa in contrario” Dazai ci pensò su. Non capiva davvero cosa volesse fare il detective. Aveva intuito qualcosa ma non aveva indizi a sufficienza per tessere un quadro completo ed esaustivo della situazione.
 
“Posso uscire con entrambi, sempre che tu accetti di avere una relazione aperta con il sottoscritto” il Boss annuì con la testa, incapace di fare altro. Per il momento lo avrebbe lasciato fare.
 
***
 
Il piano di Odasaku era semplice. Secondo il detective, anche Dazai provava qualcosa nei confronti di Chuuya ma era troppo orgoglioso per accettarlo, oltre che essere un totale disastro sul versante sentimentale. Sperava, che vedendoli uscire insieme si ingelosisse in qualche modo. 
 
In realtà Chuuya gli piaceva in un modo che non avrebbe mai pensato. Era un sentimento diverso da quello che lo legava al giovane Boss della Port Mafia ma non per questo meno forte. 
 
Anche il dirigente era rimasto sorpreso da Oda, da quando avevano iniziato quella sorta di relazione aveva imparato a conoscerlo ed apprezzarlo. Odasaku era un uomo dalle mille risorse. Intelligente, scaltro, astuto, aveva saputo cambiare la sua vita al meglio. Gli aveva raccontato di come un incontro fortuito avesse finito con il cambiargli la vita, di come avesse deciso di intraprendere la carriera letteraria, adottato degli orfani e come si stesse occupando di loro.
 
Oda era perfetto, non aveva di che lamentarsi, solo, non era Dazai.
 
Dal canto suo, il Boss della Port Mafia sembrava tranquillamente aver accettato quella situazione. Aveva continuato a vedersi con Odasaku nei giorni in cui questo non era impegnato con Chuuya. Non aveva più parlato con il suo braccio destro, si evitavano per quanto possibile. Tutti avevano notato quella sorta di guerra fredda in corso tra di loro ma nessuno aveva osato aprire bocca. Solo Atsushi aveva fatto un timido commento durante una missione. Era bastata una sola occhiata di Chuuya perché la giovane tigre tornasse al suo posto e continuasse a farsi gli affari propri.
 
Alla fine, come avviene per tutte le cose, anche la pazienza di Dazai raggiunse il limite e lo fece quando sorprese i due a baciarsi proprio nel suo ufficio.
 
Il karma doveva avere uno strano senso dell’umorismo, o semplicemente, avercela con lui. Come Chuuya aveva perso le staffe quando aveva sorpreso il giovane Boss e il detective baciarsi, così accadde a  Dazai quando vide i due. Sentì una strana sensazione all’altezza dello stomaco, un fastidio tale che lo fece quasi urlare.
 
“Fuori di qui” disse con un tono di voce decisamente più alto del normale. Odasaku, che evidentemente non doveva tenere in alcun modo alla sua vita, provò ad avvicinarsi, sebbene Chuuya avesse provato a trattenerlo. Il suo sesto senso lo aveva già messo in guardia.
 
“Scusaci, siamo stati inopportuni” ammise provando ad accarezzargli una guancia; ma il moro si ritrasse a quel tocco. Scacciando la mano del detective in malo modo.
 
“Lo siete stati” concluse alzando il viso per incontrare finalmente il suo sguardo. Allungò un braccio prima di afferrare saldamente Oda e baciarlo quasi con violenza. Chuuya aveva osservato l’intera scena senza fiatare. Quella sembrava essere una dichiarazione di guerra in piena regola.
 
“Lui è mio” annunciò con tono quasi solenne una volta che si staccarono. Poi il Boss fece un paio di passi avanti. Il rosso si trovò ad indietreggiare, quando Dazai aveva quello sguardo non c’era da scherzare, lo sapeva bene, si sentiva quasi braccato e quella sensazione non gli piaceva per niente. Si fermò solo quando avvertì la parete alle sue spalle. Era stato messo letteralmente con le spalle al muro.
 
“Anche tu sei mio” Non comprese il senso di quelle parole fino a quando non sentì le labbra di Dazai sulle sue. Solo in quel momento parve rilassarsi, andando ad allungare le braccia intorno al collo dell’altro per tirarselo ancora più vicino a sé.
 
Odasaku aveva osservato tutta la scena e poi aveva sorriso compiaciuto. Il suo piano aveva funzionato, sapeva che a quei due sarebbe solo servita una piccola spinta per gettarsi l’uno tra le braccia dell’altro. Rimase a lungo a guardarli fino a quando decise di averne abbastanza. Si avvicinò e picchiettò piano sulla spalla del giovane Boss.
 
“Posso unirmi a voi?” Dazai scambiò una rapida occhiata a Chuuya ancora stretto a lui. Entrambi sorrisero in direzione di Odasaku.
 
“Se proprio insisti” 
 
 
 
 
 
 
 

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