(Bungo Stray Dogs) - Prophecy and Love
Mar. 24th, 2021 11:19 pm Cow-t 11 – Settima settimana – M4
Prompt: il paradiso senza di te non ha senso
Fandom: Bungou Stray Dogs (AU)
Rating: SAFE
Numero Parole: 3213
Note: Spaccato sui pensieri di Fyodor, la sua storia da angelo caduto a demone. Fino ad arrivare al suo piano per ricongiungersi con Madeleine. Presenza di personaggi spoiler se non si è in pari col manga. Ovviamente per capirci qualcosa vanno lette tutte le altre storie di questo AU.
Fyodor ricordava poche cose della sua esistenza come angelo, la maggior parte di esse erano immagini sfuocate, come se si fosse trattato di un sogno o semplicemente, di un’altra vita. Una cosa però gli era impossibile dimenticare: la luce. Viveva completamente avvolto da quella luce e quel tiepido calore, era una sensazione che non riusciva a descrivere. Ancora oggi, nonostante fossero passati millenni dalla sua caduta poteva nitidamente percepire l’eco di quel tepore su di sé.
Non gli mancava il Paradiso, aveva avuto le sue buone ragioni per tradire il Signore e finire nel luogo che in seguito avrebbero chiamato Inferno. Ogni tanto però, gli mancava la sensazione di quel calore che lo avvolgeva e lo faceva sentire parte di qualcosa. Dopo essere diventato un demone Fyodor aveva scoperto l’esistenza del freddo, oltre che dell’oscurità, prima di allora non ne era a conoscenza. Non poteva. Quando lui e altri suoi quattro fratelli erano caduti, si erano ritrovati in un cratere desolato e privo di ogni calore. Furono loro a contribuire alla creazione del luogo che per i millenni e secoli successivi sarebbe stato definito inferno. Restarono in disparte, cercando di non intromettersi nemmeno quando vennero creati gli altri demoni; rifiutando qualsiasi ruolo o incarico di potere veniva chiesto loro di ricoprire. I cinque angeli divennero figure rispettate, vennero definiti “segni della caduta” o semplicemente “angeli della decadenza”. Venivano visti con terrore misto a rispetto, considerati quasi una sorta di leggenda. Tra i demoni esisteva una sorta di regola non scritta, secondo la quale quegli esseri non andavano in alcun modo avvicinati. Così gli ormai ex angeli, durante i primi millenni di questa loro seconda vita, avevano vissuto isolati, potendo contare solo gli uni sugli altri.
Gogol aveva Sigma. Quei due vivevano letteralmente l’uno per l’altro e sembravano essere felici così. C’era stato un tempo in cui Fyodor li aveva osservati da lontano, con una punta d’invidia. Kamui, il loro leader aveva i suoi ideali, per quelli era caduto, e non sembrava aver bisogno d’altro. Invece, Bram era imperscrutabile, in tanti secoli, non era mai riuscito davvero a capire cosa gli passasse per la testa. Solo Fyodor quindi, apparentemente soffriva di quel isolamento. Non si era mai pentito della sua decisione però era in un certo senso insoddisfatto del risultato ottenuto. Fu così che iniziò a tessere di nascosto un piano per tornare nel regno dei cieli. Solo per rivedere quella luce, quel calore che si trovava sempre più ad anelare, mentre viveva nascosto nelle tenebre. Voleva colmare quel vuoto dentro di sé, che non riusciva ad impedirsi di provare.
Come sempre Kamui lo aveva lasciato libero di agire. Riconosceva il suo potere e il suo intelletto, anche quando Fyodor eseguiva i suoi ordini, il demone sapeva che lo faceva solo per puro capriccio. L’ex angelo dai capelli corvini, era semplicemente il più forte tra loro, avrebbe potuto sbarazzarsi di lui se solo avesse voluto. Questo lo sapevano bene entrambi, se Kamui aveva il comando era perché a Fyodor apparentemente andava bene così. Era un essere contorto e machiavellico, nessuno era mai riuscito a prevederne le mosse, nemmeno in Paradiso. Nessuno si sarebbe mai aspettato neppure il suo tradimento.
Più insistente e fastidioso si era rivelato essere Gogol. Quando non se ne stava appiccicato a Sigma, continuava a infastidirlo con domande e scherzi idioti. Più di una volta si era domandato come due individui talmente diversi potessero in qualche modo stare insieme. Quando un giorno, mentre stavano discutendo su un qualche argomento, Fyodor aveva palesato il suo desiderio di tornare in quella che un tempo avevano chiamato casa, in Paradiso; Gogol aveva subito storto il naso, trasformando il suo ghigno di solito sempre allegro in una smorfia quasi disgustata.
“Non capisco davvero perché tu voglia tornare, non ti diverti a stare qui?” il demone l’aveva guardato per qualche istante, mentre meditava una risposta. Anzi qualsiasi cosa che potesse in qualche modo soddisfare il suo ex compagno d’armi. Alla fine si era deciso;
“Non è questione di divertimento o meno. Forse semplicemente mi annoio” Gogol però, lo sorprese; come solo un pagliaccio come lui riusciva a fare;
“Perché allora non te ne vai sulla Terra?” aveva esordito come se fosse una scelta ovvia. Fyodor ci aveva pensato a lungo e doveva concordare come quella non fosse affatto una cattiva idea. Aveva osservato prima Gogol e poi Sigma, che per tutta la conversazione si era mantenuto in silenzio. Poi decise di andarsene senza dire una parola.
Poche ore dopo, aveva iniziato il suo cammino sulla Terra, iniziando a confondersi con gli esseri umani. Li aveva osservati per secoli con distacco misto a sincera curiosità. All’inizio non provava altro che indifferenza nei loro confronti, li vedeva come animali, facili prede dei propri istinti e facilmente manipolabili. Aveva vagato a lungo e senza meta, mescolandosi a vari popoli e culture, non sapeva nemmeno lui cosa stesse cercando, fino a quando, un giorno, venne sorpreso da una tormenta di neve.
Quello fu l’inizio di tutto. Quando due piccole mani afferrarono le sue, fu come se nel suo mondo fossero improvvisamente tornati quella luce e quel calore che a lungo erano venuti a mancare.
Fyodor ricordava benissimo quando aveva allungato la sua mano ed afferrato quella più piccola ma incredibilmente calda di Madeleine. Allora era poco più di una bambina ma emanava una luce che, prima di quel giorno, il demone era sicuro di aver visto solo quando si trovava in Paradiso.
Madeleine aveva solo dodici anni. Occhi color del cielo nelle giornate più limpide e serene, lunghi capelli biondi raccolti in dolci boccoli. Era bellissima, non poteva negarlo. Così pura e innocente, fece subito nascere nella sua mente di demone ogni sorta di pensiero perverso e impuro. Era buona Madeleine, praticamente una santa. Dopo solo un paio di giorni in sua compagnia Fyodor capì perché avesse trovato quella luce in lei. Sicuramente un giorno sarebbe entrata in Paradiso, già ora, mentre era in vita Madeleine emanava un’aura di santità intorno a sé che era impossibile non notare. Finivi con l’essere travolto da tutta quella bontà. Con lui era successo.
“Perché camminavi tutto solo in mezzo a quella tormenta?” gli aveva domandato, dopo aver provveduto a fornirgli un pasto caldo e degli abiti nuovi. Il demone, in quel momento, si era sentito come un cane randagio accolto in casa. Anche se lui considerava se stesso più una sorta di ratto fastidioso, la cui presenza non sarebbe stata gradita a nessuno. Madeleine però lo osservava con quegli occhi così blu; con innocenza priva di malizia, mai prima di allora qualcuno lo aveva guardato in quel modo.
“Niente di speciale, vagavo senza meta” lei gli aveva sorriso, illuminando l’ambiente intorno a sé; più luminosa e calda di un raggio di sole.
“Sei strano. Come ti chiami?” il demone ci aveva pensato per qualche secondo, non aveva mai avuto bisogno di un nome da usare sulla Terra; per cui non si era mai posto il problema di doverne trovare uno.
“Non saprei” aveva ammesso confuso. Il demone quasi non ricordava nemmeno il nome che utilizzava quando era un angelo, era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta che qualcuno l’aveva chiamato. La ragazzina però aveva sorriso.
“Fyodor ti piace come nome?” lui aveva debolmente annuito con la testa, incapace di fare altro, mentre lei aveva proseguito;
“Fyodor Dostoevskij ha un bel suono che dici? Ricorda quasi una bufera di neve, ha un che di magico, invernale” il demone aveva continuato a fissarla non sapendo bene cosa rispondere.
“Io comunque sono Madeleine. Madeleine Rimbaud” e presentandosi gli aveva teso la mano. Fyodor l’aveva afferrata senza esitazione. In quel breve tocco aveva ritrovato quel calore che tanto gli era mancato.
In poco tempo lui e quella ragazzina erano diventati inseparabili. Si ritrovava a seguirla ovunque, arrivando pure ad aiutarla durante i suoi compiti giornalieri. Poi, era arrivata quella strana ed inaspettata confessione. Aveva scoperto che Madeleine era una Veggente, poteva scorgere il futuro tramite sogni e visioni. Il demone non ne era rimasto troppo sorpreso, in fondo una persona come lei, che già in vita emanava un’aura di santità poteva manifestare certi poteri anche da umana.
Madeleine aveva scoperto facilmente anche la sua natura demoniaca e non era scappata. Anzi, aveva accettato Fyodor per quello che era. Per quello, doveva allontanarsi da lei. Madeleine poteva ancora ambire al Paradiso, non avrebbe macchiato un essere così puro, non avrebbe mai potuto cogliere un tale fiore.
Fyodor era un demone cinico e spietato. Lo era stato per millenni, però i sentimenti che aveva iniziato a provare per quella ragazzina umana gli impedivano di pensare e agire lucidamente. Così col favore delle tenebre se n’era andato. Non aveva salutato nessuno né detto una parola. Era meglio così, Madeleine Rimbaud meritava una vita lunga e felice. Senza di lui.
Quando le loro strade si erano incrociate di nuovo erano trascorsi quasi dieci anni. Fyodor non era cambiato, non era invecchiato di un giorno. Madeleine invece era sbocciata come un fiore, trasformandosi in una bellissima giovane donna. Il demone all’inizio aveva faticato a riconoscerla ma gli era bastato incontrare quegli occhi blu per non avere il minimo dubbio. Madeleine aveva da poco preso i voti e viveva in un convento insieme ad un’altra ventina di suore. Subito qualcuno aveva guardato con sospetto il giovane forestiero che aveva avvicinato la novizia. Ed erano iniziati i pettegolezzi su di loro.
“Sono solo gelose, lascia pure che parlino” aveva sbuffato divertita; il demone non aveva compreso;
“Gelose di cosa?”
“Beh sei di bell’aspetto” aveva esordito senza alcun pudore, anche se un lieve rossore le aveva colorato le gote, rendendola ancora più bella.
“Questo non è il mio vero..” aveva iniziato col dire ma era stato subito interrotto,
“Sono certa che anche come demone non appari molto diverso”
“Ho le corna e le mie ali ecco, sono diventate nere” si accorse di aver parlato troppo quando le iridi di Madeleine si erano fatte enormi per lo stupore,
“Diventate?” aveva chiesto emozionata.
“Ero un angelo. Sono caduto” Non sapeva dire il perché ma quel giorno, Fyodor finì con il rivelarle tutto. Era incredibilmente facile parlare con Madeleine, sfogarsi con lei. Si accorse di averne un disperato bisogno. Lei ascoltava in silenzio, attenta, senza mai interromperlo e di questo gliene fu grato.
“Sai, nei miei sogni io vedo ogni cosa. Due giovani fratelli che soffrono per colpa di una malattia, gente che prega per i loro cari, guerra, soldati mandati al fronte a morire. Ho visto anche degli angeli, soprattutto un angelo torna frequentemente, lo vedo tendermi la mano e sorridere.” Questa volta era stato il turno del demone di ascoltarla in silenzio,
“Sei tu Fyodor, sei sempre stato tu e lo sarai sempre. Sei il mio passato, il mio presente e il mio futuro. In mezzo a tutti questi sogni o visioni io non so più chi sono. Non so dove inizi Madeleine e dove la Veggente. Ho una sola certezza, quel angelo che mi tende la mano e io che l’afferro senza esitazione. Non mi dice nulla ma io so di potermi fidare di lui”
“Come puoi essere certa che sia proprio io?” aveva trovato la forza di domandare dopo quell’incredibile confessione.
“Perché ho come la sensazione di conoscerti da sempre. Quando ci siamo incontrati e ti ho stretto la mano per la prima volta ho capito che eri tu, non so come spiegarlo. Ti ho chiamato Fyodor perché è come se dentro di me avessi sempre conosciuto quel nome, come se avessi sempre saputo che un giorno sarebbe appartenuto a te. Ora penserai che sono una pazza” si era fatto più vicino;
“Non lo penso affatto” aveva risposto prima di stringerla tra le braccia.
Era stata lei a sporgersi per baciarlo. Erano passati dieci anni, dall’ultima volta che si erano trovati così vicini, Madeleine era rimasta minuta, sembrava ancora una bambina stretta nell’abbraccio del demone. Si era alzata sulle punte per far si che le loro labbra si potessero incontrare. Fyodor dopo lo stupore iniziale aveva provato ad allontanarla da sé.
“Non possiamo” Madeleine aveva sorriso in quel modo unico che apparteneva solo a lei;
“L’ho già visto accadere. Amarci è scritto nel nostro destino” Fyodor non sapeva come replicare, non poteva. Gli venne solo un dubbio, che non tardò ad esprimere.
“Cosa hai visto sul nostro futuro? Questa nostra relazione, sai come andrà a finire vero? Non ci potrà mai essere un lieto fine”
“Questa storia finirà in Paradiso. Nei miei sogni, io e l’angelo ci troviamo lì” poi si era nuovamente sporta verso di lui e il demone questa volta non era riuscito a rifiutarla. In qualche modo Madeleine sarebbe stata al suo fianco, sarebbe tornato nel regno dei cieli. In quel momento però non riusciva a pensare ad altro che quel bellissimo fiore che stringeva tra le braccia.
Aveva sempre in un certo senso denigrato gli essere umani, creature deboli e schiave dei propri sensi, però con Madeleine stretta a sé, anche lui si sentiva vacillare, vicino a perdere il controllo. Lei era la sola che poteva esercitare una tale influenza su di lui. Fyodor non si pose ulteriori domande. Si abbandonò alla passione finendo con il trascinare anche la giovane con sé. Avevano peccato entrambi e in seguito a un tale gesto Madeleine sarebbe sicuramente stata esclusa per sempre dal Paradiso. Eppure appena si era risvegliata tra le braccia del demone, che le aveva rubato la beatitudine eterna, aveva sorriso, radiosa e splendente come il sole.
“Avevo sognato questo giorno” Fyodor le aveva preso una ciocca di capelli tra le mani.
“C’è forse qualcosa che tu non abbia visto?”
“Il mio potere è cresciuto con me e ne ho pian piano preso consapevolezza. Se prima ne ero spaventata ora so come utilizzarlo. Non mi importa di finire all’Inferno, so che non è questo che ci riserba il futuro”
Fyodor si era lasciato convincere da quella sicurezza. Aveva finito con il credere alle parole di Madeleine, forse perché desiderava ardentemente che la sua visione si realizzasse. Loro due insieme nel regno dei cieli, il solo pensiero sembrava quasi un’utopia irrealizzabile.
Per un po' erano stati felici. Il demone non poteva dire di conoscere il concetto di felicità ma fu certo che quei giorni trascorsi con Madeleine ci si avvicinassero parecchio. Si vedevano spesso, sempre fuori dalle mura del convento. Quegli incontri clandestini erano eccitanti e divertivano entrambi. Per un po' le giornate si susseguirono senza accadimenti degni di nota, tra notti di passione e visioni di un futuro radioso.
Quando i cacciatori del neonato Ordine uccisero per errore Madeleine fu straziante. Per Fyodor fu come dover subire una seconda caduta, essere ancora allontanato da quella luce e quel calore gli era insopportabile, come anche l’idea di poter esistere senza la ragazza. Con le sue ultime parole però, Madeleine gli aveva lasciato una speranza, racchiusa in quella profezia. Un giorno sarebbe tornata da lui e insieme sarebbero partiti alla conquista del regno dei cieli.
Senza Madeleine anche il Paradiso non avrebbe avuto senso, ormai il demone aveva deciso che avrebbero governato insieme. Le visioni della ragazza si erano sempre avverate, avrebbe atteso anche per tutta l’eternità ma sapeva che prima o poi la Veggente sarebbe rinata e tornata da lui.
Il tempo era trascorso, gli anni erano passati e la profezia di Madeleine Rimbaud sembrava ormai essersi trasformata in una delle tante leggende che popolavano l’Inferno. Poi un giorno Fyodor aveva origliato una strana conversazione tra Mori, uno dei sovrani dell’inferno e un altro demone. Aveva teso l’orecchio solo perché ad un certo punto avevano iniziato a nominare proprio quella profezia. Da quanto aveva compreso, Mori aveva intenzione di recarsi sulla Terra, voleva un erede e vista l’impossibilità di averne uno con la sua attuale consorte e con altri demoni voleva provare a creare un ibrido con un’umana.
“O con un umano. Magari chissà il mio erede potrebbe essere il bambino di cui parla quella leggenda”
Dopo quelle parole, Fyodor non aveva potuto evitare di ridere tra sé. Nessuno poteva anche solo lontanamente immaginare che tale essere sarebbe in realtà stata una bambina, una nuova Veggente e il cambiamento che avrebbe portato sarebbe stato molto diverso da quello atteso o sperato dagli altri demoni. Madeleine sarebbe tornata da lui e insieme avrebbero riconquistato il loro posto in cielo.
Fyodor però non possedeva tutte le risposte. A sua insaputa, la giovane novizia Madeleine Rimbaud aveva scritto un diario nel quale, nel corso della sua breve esistenza aveva annotato ogni visione, ogni sogno ed ogni scenario futuro.
I primi sogni erano su un bellissimo angelo che gli tendeva la mano, che lei afferrava senza alcun timore o incertezza. Vedeva anche se stessa bambina, crescere con i suoi futuri genitori, che la amavano e viziavano. Aveva sempre saputo i loro nomi, Dazai e Chuuya, come aveva sempre saputo che il demone che l’avrebbe riportata in questo mondo sarebbe stato un Rimbaud, un suo discendente. Ma non c’erano solo visioni felici, vedeva anche una guerra, morte, distruzione. Vedeva il villaggio di Suribachi bruciare, il Vaticano mandare schiere di esorcisti all’Inferno. I suoi genitori che combattevano per lei, per regalarle un futuro. Madeleine aveva visto il corso di tutta questa sua seconda vita ancor prima di viverla. Era incredibile eppure era stato così.
Ovviamente non poteva rivelare nulla a Fyodor. Per il suo bene, per quello dei suoi stessi genitori e della futura se stessa, il demone non doveva sapere nulla. Quando aveva scelto le parole di quella profezia era stata molto attenta, non voleva rivelare troppo, non voleva alterare in qualche modo, quello che sapeva essere il suo destino.
Non aveva mentito al suo angelo caduto, aveva realmente visto loro due in paradiso. Il modo in cui però ci sarebbero arrivati sarebbe solo stato diverso. Per il momento però Fyodor doveva continuare a rimanerne all’oscuro.
Quando secoli dopo, un demone soprannominato portatore di tempesta, ritrovò per caso, in una vecchia libreria il libro di Madeleine Rimbaud non ci poteva credere. Paul aveva letto solo qualche pagina, quando Arthur, il suo compagno e ultimo discendente della famiglia Rimbaud, lo aveva informato della missiva del Vaticano e dell’intenzione da parte dell’Ordine di eliminare Chuuya e la sua futura progenie. Non era riuscito il demone a comprendere la portata di quella scoperta e apprendere tutte le informazioni preziose racchiuse in quel vecchio volume. Si era recato con l’esorcista all’Inferno e lì aveva trovato la morte. Arthur e Paul non avrebbero mai conosciuto la figlia di Dazai e Chuuya, la bambina, che non solo avrebbe ereditato i poteri di Veggente, ma avrebbe avuto il potere di purificare i caduti e aprire le porte del regno dei cieli.
Fydor l’aveva aspettata per seicento anni, avrebbe fatto qualsiasi cosa per riaverla. Inferno e Paradiso, umani, esorcisti, angeli, demoni nulla aveva senso, voleva solo rivedere Madeleine e condividere con lei quella sensazione di calore che ormai aveva completamente scordato. Le risposte però si trovavano tutte in quel libro, solo una volta recuperato l’angelo avrebbe potuto attuare il suo piano e anche l’ultima visione di Madeleine si sarebbe avverata.