Feb. 14th, 2021

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Cow-t - Seconda settimana - M2

Prompt: 010 Un giorno di attesa - Hernest Hemigway

Fandom: Bungou Stray Dogs

Valutazione: SAFE

Numero Parole: 2010

Note: Chuuya difronte all'abbandono di Dazai alla Port Mafia.

 

 

 

 

 

Era una pallida e fredda mattina di fine gennaio. Chuuya era appena rientrato in città dopo essersi assentato qualche giorno per degli affari. Yokohama sembrava essere in qualche modo diversa da come l'aveva lasciata, o forse era semplicemente la sua immaginazione. C'era un qualcosa di strano, che però non aveva ancora avuto modo di definire, era sorta di sensazione e il suo sesto senso raramente si sbagliava.

 

Era contento di aver completato con successo l’ennesima missione per il Boss e non vedeva l’ora di sbatterlo in faccia a quel idiota bendato del suo partner. Litigare con lui sarebbe stato un toccasana, aveva bisogno di un po' di normalità visto che quello strano sentore non dava segno di volerlo abbandonare.

 

Doveva capire che qualcosa non andava non appena messo piede nel Quartier Generale.

 

Era entrato nell’edificio principale della Port Mafia e nessuno sembrava aver fatto caso a lui. Era pur sempre un Dirigente di ritorno da una missione, la cosa stava diventando decisamente sospetta. Tuttavia decise di non indugiare troppo. Si diresse spedito verso il primo ascensore disponibile e poi verso l’ufficio del Boss, doveva ancora fare rapporto. Quello aveva la precedenza su tutto. poi si sarebbe occupato del resto.

 

Appena le porte si aprirono Chuuya restò per qualche secondo bloccato dalla sorpresa. I piani alti erano in fermento. C’era un insolito via vai di gente che il rosso non aveva mai notato prima. Che fosse successo qualcosa di grosso durante quei pochi giorni di assenza? Che un’organizzazione rivale avesse dichiarato guerra alla Port Mafia? Poteva essere. Durante la missione a Tokyo il suo cellulare aveva subito un leggero danno alla batteria quindi si era trovato per qualche ora isolato dal resto della sua Organizzazione.

 

Intravide la figura di Hirotsu farsi largo nel corridoio dando disposizioni a destra e manca.

 

Ehi si può sapere che sta succedendo?”

 

Chiese spazientito. Si stava alterando. Odiava essere all’oscuro di qualcosa, soprattutto se tanto grave da aver provocato tutto quel trambusto.

 

Vide che il vecchio ci stava mettendo decisamente troppo tempo per rispondere. Un altro segnale preoccupante;

 

Ecco Chuuya-san” ma non riuscì a terminare la frase che il Boss comparve prendendo il giovane Dirigente sottobraccio, allontanandolo.

 

Chuuya-kun stavo cercando proprio te. Seguimi”

 

Quello che a orecchie disattente poteva sembrare un invito in realtà nascondeva tra le righe un ordine preciso. Mori-san voleva parlare con lui. Da solo. Era davvero successo qualcosa di grave e ancora non capiva dove fosse finito quel idiota di Dazai, probabilmente si stava già occupando di guidare la prima linea, era il pupillo e braccio destro del Boss dopotutto.

 

Quando raggiunsero l’ufficio di Mori e si richiusero la porta alle spalle, il rosso diede finalmente voce ai suoi pensieri:

 

Boss che sta succedendo?”

 

L’espressione di Mori si fece seria. Ogni traccia d’ironia era spartita dal suo volto. Ogni secondo che passava Chuuya tratteneva inconsciamente il fiato, preparandosi al peggior scenario possibile.

 

Dazai-kun se n’è andato”

 

Fu certo di aver smesso di respirare. Non doveva essergli arrivato abbastanza ossigeno al cervello, perché a Chuuya era sembrato di aver appena udito dalle labbra di Mori che Dazai, quel Osamu Dazai, il Dirigente più giovane nella storia della Port Mafia aveva lasciato l’Organizzazione.

 

Non è possibile”

 

Fu tutto ciò che riuscì a dire prima di essere invaso da un forte sentimento di rabbia, mai provato prima.

 

Non è possibile”

 

Ripeté. Non sapeva se stesse cercando di convincere il Boss o semplicemente se stesso. Doveva trovarsi in un fottuto incubo, non c’era altra spiegazione. Dazai che abbandonava la Mafia. Impossibile, lui era nato per appartenere a quel mondo.

 

Deve esserci sotto qualcosa, magari è uno dei suoi soliti piani strampalati, non crede…”

 

Mori lo interruppe.

 

Oda Sakunosuke è morto”

 

Chuuya ci mise qualche secondo a far mente locale, aveva già sentito quel nome prima. Era il tuttofare. Era l’amico di Dazai.

Dopo quella scoperta, l’idea che quel idiota maniaco dei suicidi se ne fosse andato iniziava ad acquisire un qualche senso.

 

No. Non vedeva nessuna logica dietro quella decisione. Per quanto quel uomo potesse essere importante, Dazai non se ne sarebbe mai andato. La rabbia stava pian piano scemando e stava venendo sostituita da un altro sentimento, era forse gioia? No, più che altro un senso di liberazione. Si era veramente lasciato alle spalle quella spina nel fianco. Ora la sua vita sarebbe stata migliore. Non avrebbe più sentito la sua voce irritante, i nomignoli con cui era solito chiamarlo, le continue battute sulla sua altezza.

 

Una parte di Chuuya superata la sorpresa iniziale era contenta che Dazai se ne fosse andato. Allora perché stava piangendo?

 

Non se ne era subito reso conto, ma improvvisamente aveva sentito le guance farsi umide. Stava piangendo come un moccioso e non sapeva il perché. Erano lacrime di gioia, dovevano esserlo. Mori non disse altro, una parte di lui, probabilmente quella più umana. capiva i turbamenti che stavano attraversando l’animo di Chuuya. Un tempo era stato così anche per lui, anche lui aveva avuto un compagno dal quale era stato costretto a separarsi. Più di una volta si era trovato a paragonare la giovane Soukoku a lui e Fukuzawa-dono. Ovviamente aveva sperato ad un epilogo diverso per i suoi diamanti. Richiuse la porta alle sue spalle lasciando il possessore di Arahabaki solo con il suo dolore.

 

Mori non si era pentito della sua scelta. Era stata una decisione razionale. Aveva fatto il meglio per la sua Organizzazione, per ottenere quella licenza, la vita di Oda Sakunosuke era stato un esiguo prezzo da pagare. L’errore era stato pensare che Dazai lo avrebbe accettato. Credeva che il suo discepolo fosse solo un ragazzino privo di sentimenti invece ne era rimasto sorpreso. In tutta onestà non credeva che il legame di Dazai con quel Odasaku fosse così forte da portare il più giovane ad abbandonare la Mafia. Era solo una piccola ribellione perpetrata nei suoi confronti, o così credeva. Prima o poi, Mori era certo che Dazai-kun sarebbe tornato sui suoi passi e quando sarebbe arrivato quel momento, lui lo avrebbe accolto a braccia aperte. Ci sarebbe stato sempre posto per Dazai.

 

Chuuya intanto era rimasto solo nel ufficio del Boss. Non riusciva a smettere di piangere. Stava provando troppe emozioni insieme. Da un lato era davvero contento di non dover più vedere quella faccia da schiaffi di Dazai e sorbirsi la sua presenza; dall’altro si sentiva nuovamente privato di una parte di sé. Era stato abbandonato. Di nuovo. Prima le pecore e ora Dazai. Era una situazione totalmente diversa eppure lui si era sempre fidato di quel idiota. Dal primo giorno aveva deciso di affidarsi a lui e alla sua disgustosa intelligenza. Lavoravano in perfetta sintonia, erano imbattibili. Anche se al di fuori delle missioni passavano la maggior parte del tempo a litigare. Lui e Dazai non erano amici. Erano partner.

 

Chuuya si buttò a peso morto sul divano. Era esausto. Tutto quel pensare a Dazai lo aveva sfinito. Come sempre, in un modo o nell’altro quel idiota era la fonte principale di ogni suo malumore. Fu in quel momento che notò in una delle teche della libreria una bottiglia di vino. Era un Petrus del ‘89. Lo aveva portato lui stesso nel ufficio del Boss, un paio di settimane prima, dopo averlo confiscato da una cantina di un loro rivale. Quella bottiglia valeva un occhio della testa, non poteva lasciare che un tale ben di Dio venisse sprecato. Per quello non ci pensò due volte prima di utilizzare il suo potere per averlo tra le mani. In fondo, cercò di covincersi, il Boss preferiva il sake al vino, e in quel momento Chuuya aveva solo bisogno di smettere di pensare.

 

Iniziò a versarsi un primo bicchiere. Il liquido aveva un ottimo sapore mentre scendeva per la gola.

 

Stupido Dazai. Si ricordò in quel momento che era presente anche quell’idiota la sera in cui avevano recuperato il Petrus. Si versò un altro bicchiere. Tanto non lo avrebbe mai potuto condividere con lui.

 

Ripensò per qualche istante al sorriso di scherno di Dazai, mentre gli faceva notare come fosse troppo basso per arrivare al piano dove erano conservati i vini. Chuuya gli aveva tirato un calcio che l’altro aveva schivato con facilità mentre utilizzava la sua abilità per recuperare l’oggetto in questione. Avevano passato il resto della serata a litigare, ora non lo avrebbero più fatto.

 

Mentre si versava il terzo bicchiere, una parte di Chuuya sperava solo di vedere Dazai spalancare la porta di quel ufficio, seguito dal Boss. Si sarebbe messo a ridere per poi rivelargli che si trattava solo di un brutto scherzo. Era il suo regalo di bentornato dalla missione. Poi dal nulla sarebbe comparso anche Oda Sakunosuke, ancora vivo e vegeto si sarebbe unito a quello sciocco siparietto. Per quello ora, il rosso fissava intensamente la porta davanti a sé. Stava aspettando il ritorno di Dazai.

 

L’idiota sarebbe tornato. Lo faceva sempre. Nonostante una parte di Chuuya in fondo sapesse che questa volta non era come tutte le altre.

 

Aveva cercato di ignorare la presenza di Odasaku. Non si erano mai parlati, non di persona almeno. Conosceva quel uomo solo attraverso i discorsi di Dazai e solo grazie a questi aveva capito quanto quel tuttofare fosse importate per il suo partner. Non gli interessava sapere altro. Non ne aveva bisogno. Il Boss aveva commesso un grave errore di valutazione questa volta. Perdere Odasaku significava perdere Dazai e restare senza quel maniaco suicida era una mossa troppo azzardata. Mori questa volta aveva subito una grave colpo e la Port Mafia con lui. Chuuya posò distrattamente il bicchiere a terra, la vista stava iniziando a farsi annebbiata.

 

Anche senza Dazai erano ancora la Port Mafia. Non poteva permettere che la perdita del altro intaccasse la loro reputazione. Provò ad alzarsi in piedi ma si trovò solo ad incespicare tra le sue gambe. Forse aveva esagerato col Petrus. Si appuntò mentalmente che se mai avesse rivisto quel idiota lo avrebbe ammazzato con le sue mani. Partner o no, Dazai non aveva solo tradito la Mafia ma anche lui. Non l’avrebbe passata liscia.

 

Fuori aveva iniziato a piovere. Chuuya fissava le gocce d’acqua infrangersi sulla superficie delle vetrate di quel ufficio. L’alcol in circolo aveva già iniziato ad intorpidirgli i sensi eppure non riusciva a smettere di sperare. Una parte di lui, chissà quale e chissà quanto importante, non aveva ancora rinunciato a quel idea, che fosse tutto un malinteso. Si sarebbe svegliato in un sontuoso hotel della capitale e quella giornata non sarebbe mai accaduta. Sarebbe stato ancora a Tokyo, Chuuya, ignaro della situazione di Yokohama e sarebbe andato tutto bene. Pensava a questo mentre si versava l’ultimo bicchiere, ormai si era scolato l’intera bottiglia.

 

Si sarebbe dedicato anima e corpo al lavoro. Avrebbe versato sangue per l’Organizzazione e avrebbe atteso il giorno in cui le loro strade si sarebbero nuovamente incrociate. Perché di una cosa Chuuya poteva essere certo; Dazai avrebbe cercato di ottenere la sua vendetta contro Mori. Forse non oggi, non domani. Forse sarebbero dovuti trascorrere degli anni, ma sarebbe tornato, avrebbe reclamato la testa del Boss e poi si sarebbe seduto sul suo trono. Per allora il rosso sarebbe stato pronto. Avrebbe ucciso quel idiota con le sue mani, non voleva più provare quel accozzaglia di emozioni, era troppo. Era tutto troppo difficile da accettare.

 

Quando un paio di ore dopo Mori aprì la porta del suo ufficio, Chuuya dormiva scompostamente sul divano. La bottiglia ormai vuota di Petrus giaceva abbandonata sul pavimento. Kouyou si avvicinò dietro di lui.

 

È forte. Lo supererà”

 

Mori annuì. Chuuya se la sarebbe cavata, avrebbe, in quel dolore, trovato la forza per andare avanti, lo sapeva. Ora doveva solo pensare a cosa sarebbe successo il giorno in cui Dazai sarebbe tornato. Aveva ancora tempo. Si limitò a prendere una coperta e poggiarla sul corpo del ragazzo addormentato.

 

Solo un diamante può lucidarne un altro; come solo un diamante ha la forza di distruggerne un altro”.

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