(Jujutsu Kaisen) - The Broken Thread
Mar. 29th, 2025 05:23 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
The Broken Thread
Cowt-14 Quarta Settimana - M2 “Simboli e Archetipi” - Filo di Arianna
Fandom: Jujutsu Kaisen
Numero parole: 1471
Note: Il filo di Arianna simboleggia la solitudine che Gojo affronta. Satoru si trova a vivere in un mondo in cui è praticamente invincibile, ma questo lo allontana dalle persone a lui più vicine, come i suoi allievi. Arianna, diventa una figura simbolica che rappresenta la necessità di Gojo di trovare una connessione più profonda, di non restare intrappolato nel proprio potere, ma di imparare a "guidare" se stesso e gli altri. Il filo diventa una sorta di "legame" che gli permette di riscoprire il suo ruolo come insegnante e come umano, non solo come una forza distruttiva, un’arma. In tutto ciò si inserisce il ricordo di Geto e di come non abbia potuto aiutarlo.
Satoru Gojo si trovava solo nella sua stanza, la luce soffusa proveniente dalla finestra illuminava a malapena il suo volto, ma non riusciva a concentrarsi su niente. Aveva appena completato l'ennesima missione, aveva sconfitto l'ennesima maledizione, ma per quanto i suoi successi fossero innegabili, il vuoto che sentiva dentro di sé non riusciva a colmarlo. Non c'era alcuna vittoria che potesse rimediare alla sensazione di solitudine che lo tormentava ogni notte.
Si appoggiò al tavolo di legno, fissando i suoi occhi nei riflessi deformati di una vecchia mappa di Tokyo. Ogni volta che chiudeva gli occhi, sentiva il peso della solitudine gravare su di lui, come una coltre impossibile da rimuovere. Era il più forte, ma in quel momento quella forza gli appariva solo come un muro che lo separava da tutto e tutti.
La sua mente corse a un antico mito, uno che non ricordava nemmeno di aver mai studiato con particolare interesse. Arianna. Il filo che aveva dato a Teseo per guidarlo fuori dal labirinto del Minotauro. Arianna, la donna che aveva amato un uomo, ma che lo aveva salvato senza mai sperare di essere salvata a sua volta. Il pensiero di quel filo si insinuò nella sua mente, inaspettato e pesante, come se fosse stato evocato da un'ombra lontana e familiare.
Era strano pensare che qualcosa di così semplice come un filo potesse essere il simbolo di un salvataggio. Un filo che, secondo la leggenda, sarebbe stato il cammino da seguire per uscire dal buio e dal caos del labirinto, un filo che avrebbe permesso a Teseo di non perdersi, di trovare la via d'uscita. Ma Gojo sapeva che la solitudine in cui si trovava non era una prigione esterna, come il labirinto, ma una che si formava dentro di lui. Aveva tutto, ma sentiva di non appartenere a nulla. La sua potenza, quella che doveva renderlo un eroe, non faceva altro che separarlo.
Il filo di Arianna sembrava l'unica metafora che riusciva a dare un senso alla sua esistenza. Come Teseo, Gojo camminava dentro un labirinto, ma a differenza di lui, non sapeva nemmeno se esistesse una via di uscita. Ogni decisione, ogni mossa, ogni pensiero che faceva sembrava condurlo a un vicolo cieco. Era solo in un mondo che non poteva comprendere fino in fondo, e questo lo rendeva intrinsecamente diverso da chiunque altro. Gli allievi, Yuji, Megumi, Nobara… Cercavano di capire, ma nessuno lo faceva davvero. E lui, pur amandoli in modo incondizionato, non riusciva ad avvicinarsi a loro, perché temeva che, se avesse abbassato la guardia, sarebbe stato consumato dalla sua stessa solitudine.
Il filo di Arianna doveva essere la sua guida. Ma come avrebbe potuto trovarlo in un mondo dove nessuno sembrava veramente in grado di vederlo per quello che era? Gojo pensò di poterlo trovare in un legame, nella connessione con gli altri, ma sapeva che non avrebbe mai potuto abbassarsi completamente. La sua forza lo rendeva un enigma per tutti, e la sua solitudine era la sua condanna.
Eppure, pensò, se anche solo per un momento fosse riuscito a non temere il proprio isolamento, forse avrebbe potuto vedere il filo. Non un filo di forza, ma un filo di vulnerabilità. Il filo che Arianna aveva offerto a Teseo non era solo una via d'uscita, ma una promessa: che, anche nel buio del labirinto, qualcuno si era preoccupato di non farlo perdere. Gojo non aveva mai avuto quella promessa. Aveva sempre avuto la sensazione di dover essere tutto per tutti, ma nessuno sembrava accorgersi che anche lui aveva bisogno di una guida.
Non era un eroe, pensò. Forse non voleva esserlo nemmeno. Ma desiderava qualcosa di più di quello che aveva. Desiderava un cammino, una connessione, un modo per scoprire chi fosse veramente sotto la maschera del potente esorcista che tutti amavano o temevano.
Il filo di Arianna non era solo una soluzione per Teseo. Era il simbolo di un cambiamento che Gojo doveva affrontare. Non sarebbe bastato risolvere il caos esterno. Doveva fare pace con il caos dentro di sé. Forse il vero filo che cercava era qualcosa che avrebbe dovuto tessere da solo, una linea sottile che lo avrebbe guidato fuori dal labirinto della sua stessa esistenza. E forse, un giorno, sarebbe riuscito a stringerla tra le mani.
Gojo si alzò lentamente, guardando ancora una volta la mappa, ma questa volta con occhi diversi. Il filo non era lontano. Era dentro di lui.
Gojo chiuse gli occhi, la luce che filtrava dalla finestra sembrava acuirgli il dolore che cercava di seppellire dentro di sé. Il filo di Arianna che aveva iniziato a intravedere nel labirinto della sua solitudine sembrava ora una metafora che gli sfuggiva. Non riusciva a tenere saldamente quel filo, perché la sua mente tornava sempre a Geto, al giorno in cui aveva preso la decisione che avrebbe cambiato tutto.
Era il giorno in cui, nonostante fosse il suo amico più caro, non era riuscito a fermarlo. Non era riuscito a vedere fino in fondo la via d'uscita che Geto cercava, quella via che lo aveva condotto a una strada pericolosa, che li aveva separati in modo irreversibile.
"Mi dispiace, Geto", mormorò Gojo, come se le parole, uscite dalla sua bocca senza preavviso, potessero lenire il peso che gravava sulla sua coscienza.
Quando gli aveva detto addio, era stato un atto di speranza. Sperava che Geto potesse trovare la sua strada, che fosse ancora possibile recuperarlo, fermare il suo percorso verso il buio. Ma c'era stata anche una terribile consapevolezza che lo aveva assalito mentre guardava l’amico, ormai lontano. Una consapevolezza che si era radicata nel profondo di lui: la strada che Geto aveva scelto era ormai troppo stretta per tornare indietro. Non c'era più spazio per la speranza di salvarlo.
Geto aveva scelto il suo cammino, ed era stato Gojo stesso, con la sua indifferenza, a non essere riuscito a fare abbastanza. Quella mattina, quella separazione, era stata un momento che Gojo aveva idealizzato come la sua sconfitta. Non come una sconfitta nei confronti di Geto, ma una sconfitta verso se stesso. Aveva sempre pensato di essere invincibile, ma quel giorno, in quell'addio che aveva fatto finta di accettare, aveva capito che non c'era potenza che potesse colmare il vuoto che la perdita gli lasciava dentro.
La mente di Gojo correva ancora a quei momenti: l’ultima volta che si erano visti, il modo in cui Geto lo aveva guardato con quegli occhi che, per un istante, sembravano cercare la sua comprensione. Ma lui non era riuscito a comprendere. Non lo aveva fermato, non gli aveva dato quella mano di cui avrebbe avuto bisogno, non gli aveva offerto quel filo che avrebbe potuto guidarlo fuori dal labirinto della sua mente turbata. Aveva solo guardato Geto allontanarsi, pensandolo perduto, mentre il buio già lo inghiottiva.
Gojo sentiva il cuore stringersi ogni volta che pensava a Geto. Eppure, quella sensazione di perdita non era solo per lui. Era anche per tutto ciò che Geto aveva rappresentato nella sua vita. Il loro legame, il loro cammino insieme, quel filo che un tempo li aveva legati in modo indissolubile, ora era spezzato. Gojo aveva fallito nel proteggere quell’amicizia, nel mantenere il filo saldo tra loro. Aveva scelto di non fermarlo, ma quel giorno era stato più che un addio. Era stata una resa. Una resa al destino che lui non aveva voluto vedere.
Era un peso che lo schiacciava, anche più della solitudine che lo circondava. Ogni volta che il suo pensiero andava a Geto, lo vedeva come un nodo indistricabile, una scelta che non aveva mai avuto il coraggio di affrontare. Pensava di averlo perso per sempre, ma la verità, più dolorosa e difficile da accettare, era che in realtà non lo aveva mai davvero salvato. La solitudine che Gojo sentiva ora non era solo la sua, ma anche quella che aveva imposto, involontariamente, a Geto. Entrambi erano ora persi in labirinti che non avevano scelto.
Il filo di Arianna, simbolo di un legame che ti guida verso la salvezza, sembrava sempre più distante. Gojo si rendeva conto che forse quello che gli mancava, quello che davvero desiderava, non era la forza per fermare Geto, ma il coraggio di affrontare se stesso. Non poteva più cercare un filo esterno che lo salvasse, doveva trovare dentro di sé la forza di rialzarsi e accettare che, forse, la vera salvezza era nel perdonarsi. Nel riconoscere che non aveva potuto salvare Geto, ma che non sarebbe mai troppo tardi per ricominciare a costruire il suo cammino. Per trovare il suo filo, dentro di sé.
Con un respiro profondo, Gojo si alzò dal tavolo e guardò fuori dalla finestra, verso un cielo che sembrava infinito. Il passato non si poteva cambiare, ma il futuro… quello era ancora nelle sue mani.