(Voltron) - When Stars Drift Apart
Mar. 22nd, 2025 10:39 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
When Stars Drift Apart
Cowt - 14 Terza Settimana - M2 set prompt “Orizzonte degli eventi” - Divergenza
Fandom: Voltron the Legendary Defender
Numero parole: 2407
Note: piccola premessa su questa storia che negli appunti era come sempre qualcosa di molto più ampio. Siamo in una specie di Mythological Au.
All’inizio dei tempi, due divinità gemelle vennero create per portare equilibrio nel cosmo: Lance, dio della luce, dell’armonia e della crescita. Associato al cielo, agli astri e al destino e Lotor, dio della distruzione, dell’ambizione e del rinnovamento. Legato all’ombra, ai segreti e alle rivoluzioni. Il loro legame era indissolubile, finché non venne pronunciata una profezia:
“Uno di voi due porterà alla rovina degli dèi.”
Presi dal panico, gli dèi decisero di esiliare Lotor, temendo che fosse lui la minaccia. Tradito da coloro che considerava la sua famiglia, Lotor cadde nell’oscurità, diventando il nemico che il pantheon voleva evitare. Lance, invece, restò tra gli dèi, ma col passare dei secoli iniziò a chiedersi: e se avessero sbagliato?
Divergenza “‘ho interpretato come due fratelli costretti a percorrere strade opposte” ma anche divergenza come differenza fra luce e ombra, sul percorso scelto.
***
Lance
Il vento sapeva di tempesta.
Lance sentiva l’aria vibrare attorno a sé mentre attraversava la terra proibita, quella che gli dèi avevano sigillato con catene d’oro e melodiose maledizioni dimenticate. Il cielo sopra di lui era plumbeo, attraversato da bagliori di luce spezzata, come se il cosmo stesso trattenesse il fiato.
Non avrebbe dovuto essere lì. Non avrebbe dovuto cercarlo.
Eppure, era sempre stato così, sin dall’inizio dei tempi: lui inseguiva, Lotor fuggiva. O forse era il contrario. Ormai non lo ricordava.
Il tempio in rovina si ergeva davanti a lui, un ricordo sbiadito di quell’epoca in cui gli dèi non temevano il loro stesso riflesso. Testimonianza di un’era dimenticata fra le pieghe del tempo.
Un brivido gli percorse la schiena.
Era qui. Poteva avvertirlo.
Una voce lo accolse dall’ombra.
“Non credevo che avresti avuto il coraggio di venire.”
Lance si irrigidì. Il suono era familiare eppure diverso, come se il tempo l’avesse reso più maturo e affilato. La figura che emergeva dal buio non era solo un ricordo del proprio passato: era il futuro che gli dèi si rifiutavano di vedere.
Lotor. Suo fratello. La sua metà.
Lance sentì il petto serrarsi, come se fosse stretto in una morsa.
“Gli dei ti stanno cercando” non gli era venuto in mente niente di meglio, anche se si era preparato ad affrontare quella conversazione. L’aveva ripetuta più volte nella propria testa come un mantra, una preghiera silenziosa rivolta quasi di più a se stesso.
Lotor rise piano, il suono quasi divertito. Anche se non poteva vederlo chiaramente Lance si immaginó perfettamente quell’espressione sfrontata. Un ghigno a curvare quelle labbra perfette così simili alle proprie.
“Gli dei mi stanno sempre cercando. Evidentemente la loro paura è più grande della loro saggezza.”
Si mosse con grazia tra le rovine, come se fosse nato per camminare tra macerie e promesse infrante. Il giovane Dio della luce non poté fare altro che osservarlo.
“E tu? Sei venuto a eseguire il loro giudizio?” Quelle parole fecero male, più di quanto entrambi avrebbero voluto ammettere.
Lance strinse i pugni, cercando di trovare stabilità nel caos di emozioni che in quel preciso momento, lo divorava.
“Sono venuto per capire.”
Lotor si fermò.
Solo per un istante, ma fu sufficiente perché Lance lo notasse.
Poi la sua espressione tornò impenetrabile. “Per capire? E cosa di grazia”
Lance annuì. “La profezia… la tua caduta… Forse gli dei hanno sbagliato.”
Non fu la sua voce a colpire Lance, ma la reazione di Lotor. Non l’ira, non il sarcasmo bensì lo stupore.
Lo vide riflesso nei suoi occhi, anche se Lotor cercò di mascherarlo dietro il solito sorriso affilato.
“Ti sei svegliato, allora fratellino”
“Non stavo dormendo”
“Oh, ma sì che lo facevi.”
Lotor fece un passo avanti e Lance sentì il peso della sua presenza, come una marea che minacciava di sommergerlo.
“Ti sei crogiolato nella loro luce, nella loro falsa idea di giustizia. Solo ora che il cielo trema inizi a chiederti se forse c’è dell’ombra anche negli dei che veneri? Hai mai dubitato delle decisioni di nostro padre? Non è così infallibile”
Lance scosse la testa.
“Non sono venuto qui per discutere su di lui” ma per riportarti a casa.
Lotor rise di nuovo e questa volta c’era un filo di vero divertimento nella sua voce.
“Allora illuminami, perché sei qui?”
Lance esitò. C’erano mille risposte che avrebbe potuto dare, ma nessuna sembrava sufficiente.
Perché voleva crederci. Perché la luce non bastava più.
O forse, banalmente, perché suo fratello gli mancava.
***
Lotor
Lance era arrivato. Lo aveva trovato.
Doveva aspettarselo.
Aveva sempre saputo che sarebbe successo, che prima o poi la sua luce sarebbe giunta a sfiorare il buio in cui era stato gettato. Eppure Lotor non si era mai chiesto come sarebbe stato rivederlo dopo tutto quel tempo.
Non si era mai chiesto se gli sarebbe pesato così tanto.
Lo osservò mentre avanzava nel tempio, il suo passo incerto, lo sguardo pieno di domande. Sempre così trasparente. Sempre così ostinatamente sé stesso.
Sempre così capace di farlo esitare. Erano alcuni dei motivi che lo avevano spinto ad odiarlo e desiderarlo con tutto se stesso.
Quando parlò, le parole gli uscirono quasi senza pensarci.
“Non credevo che avresti avuto il coraggio di venire.”
Lance si fermò, come se il suono della sua voce lo colpisse più della tempesta. E poi rispose.
Gli dei ti stanno cercando.
Lotor sorrise. Gli dei lo stavano sempre cercando. Lo cercavano da quando l’avevano bandito, da quando avevano deciso che era più facile temerlo che comprenderlo.
Ma Lance era diverso.
No. Non lo era mai stato. Suo fratello era un ipocrita esattamente come tutti gli altri.
Eppure, quando disse “Sono venuto per capire”, qualcosa dentro Lotor si incrinò.
Non lo mostrò. Non poteva permetterselo. Ma per un istante, solo un istante, il tempo sembrò fermarsi.
Capire?
Dopo tutto questo tempo?
Era troppo tardi. Aveva scelto l’oscurità, le tenebre alle quali comunque lo avevano destinato.
O forse no?
Si costrinse a ridere. “Per capire?” ripeté, come se fosse una follia.
Ma quando Lance annuì, quando le sue parole si fecero più sicure
“Forse gli dèi hanno sbagliato” Lotor sentì il proprio mondo vacillare.
Non di molto. Solo un soffio. Ma abbastanza perché la sua stessa ombra sembrasse meno solida.
Non avrebbe dovuto sorprenderlo. Lance era sempre stato così. Un faro in mezzo alla tempesta. Una promessa di un qualcosa che Lotor non aveva mai osato o pensato di afferrare.
Ma le promesse si spezzano.
E così Lotor si mascherò dietro l’ironia, dietro il cinismo che lo aveva sempre protetto. “Ti sei svegliato, allora fratellino.”
“Non ho mai dormito”
“Oh, ma sì che lo facevi.”
Gli si avvicinò, più per testare le acque che per minaccia. Lance non si tirò indietro.
Ma nei suoi occhi c’era qualcosa di pericoloso.
Qualcosa che Lotor non voleva affrontare.
“Dimmi, Lance. Se potessi distruggere l’intero pantheon, lo faresti?”
Lance vacillò. Lo vide nei suoi occhi, nella tensione delle sue mani.
No. Non era pronto, ma lo sarebbe stato.
E Lotor lo avrebbe aspettato.
“Non vuoi rispondere?”
Lance rimase in silenzio e per la prima volta da secoli, Lotor si chiese se stesse facendo la cosa giusta.
Si voltò per andarsene. Era troppo presto.
Ma Lance parlò.
“E se lo fossi?”
Lotor si fermò.
“Se fossi pronto a sapere la verità?” continuò Lance, e la sua voce non tremava più.
“Me la diresti?”
Lotor rimase in silenzio per un lungo momento. Poi, per la prima volta, sorrise davvero.
“Forse”
E con un battito d’ali, sparì nell’ombra.
Lance rimase lì, ma Lotor sapeva che sarebbe tornato.
Sapeva che la prossima volta, la sua risposta sarebbe stata diversa.
***
Il giorno seguente
Lance
Il vento era freddo, ma non abbastanza da fargli dimenticare l’inquietudine che gli si era annidata nel petto.
Era tornato al tempio all’alba, senza una vera ragione. Forse per vedere se l’ombra di Lotor fosse ancora lì, nascosta tra le colonne spezzate e gli altari in rovina. O forse per convincersi che fosse stato solo un sogno, che il loro incontro non avesse lasciato strascichi.
Ma non era così.
Si passò una mano tra i capelli, fissando le pietre antiche. Non era cambiato nulla nel mondo attorno a lui, eppure, in qualche modo lui si sentiva diverso.
Aveva sempre saputo che Lotor era là fuori, esiliato, condannato a portare il peso di un destino scritto prima ancora della loro nascita. Ma sapere non era sentire. E ieri, per la prima volta dopo secoli, l’aveva sentito davvero.
La rabbia nel suo sguardo. L’ombra del rimpianto nella sua voce.
Lance si ricordava ancora di quando erano bambini, due divinità gemelle inseparabili, così vicine che perfino gli astri sembravano intrecciarsi quando camminavano fianco a fianco. Ridevano insieme, sognavano insieme. Lotor aveva sempre avuto un fascino per l’ignoto, per ciò che si nascondeva dietro l’ordine perfetto del loro mondo. E lui… lui lo seguiva. Sempre.
Fino a quando non era stato costretto a smettere.
Lance strinse i pugni fino ad arrivare a farsi sbiancare le nocche.
Non era giusto.
Non era giusto che fossero stati divisi.
Non era giusto che adesso Lotor fosse un estraneo.
Eppure, lo era.
E ieri aveva capito che non bastava un incontro per cambiare ciò che il tempo ma soprattutto il destino aveva scolpito tra loro.
Ma allora perché si trovava in quel luogo?
Perché, nonostante tutto, non riusciva a smettere di pensare al modo in cui Lotor l’aveva guardato, come se lo odiasse… e come se, in fondo, lo stesse ancora cercando?
Forse si stava facendo troppe illusioni
***
Lotor
Era stato uno sbaglio.
Avrebbe dovuto ignorarlo. Avrebbe dovuto trattarlo come uno degli dei che lo avevano esiliato, uno dei tanti che avevano voltato le spalle alla verità per proteggere il loro prezioso equilibrio.
E invece…
Invece, la sua voce gli era rimasta addosso come una ferita aperta.
Lotor si passò una mano sul viso, lasciando che l’ombra della notte lo avvolgesse. Non aveva cercato il silenzio, ma era l’unica cosa che gli rimaneva insieme all’oscurità.
Perché era apparso adesso?
Perché il destino si ostinava a rimetterli uno di fronte all’altro, a ricordargli quello che aveva perso?
Perché rivederlo gli aveva fatto tanto male?
Non era solo la rabbia. Non era solo il rancore per ciò che gli era stato tolto.
Era il ricordo di un tempo in cui nulla di tutto questo esisteva.
Un tempo in cui erano stati fratelli nel senso più puro del termine.
Quando il mondo era solo un cielo sconfinato, e Lance rideva senza paura al suo fianco.
Quando credevano che niente avrebbe potuto separarli.
Ma qualcosa l’aveva fatto.
E ora, anche se si erano ritrovati, non erano più gli stessi.
Lance non lo avrebbe mai capito.
Non avrebbe mai capito cosa significava vivere al di fuori della luce, cosa significava essere il mostro della loro storia.
E Lotor non gli avrebbe mai permesso di provarci.
Non avrebbe permesso a se stesso di sperare.
Anche se, per un solo, fugace momento, aveva voluto farlo.
Lance era sempre stato la sua luce non lo avrebbe sporcato con la propria oscurità.
***
Diverse Ere prima - agli inizi del mondo
Lance
Il cielo sopra di loro brillava di una luce dorata, mentre le stelle ancora giovani tremolavano come riflessi sull’acqua. Lance correva tra le nuvole, ridendo, il vento che gli scompigliava i capelli.
“Più veloce, Lotor!” gridò, voltandosi appena.
“Se resti indietro, la Grande Madre ti punirà!”
Lotor sbuffò, ma non rallentò.
“Non esiste nessuna punizione per chi è più intelligente di te!
Lance scoppiò a ridere.
“Ma io sono semplicemente più veloce!” La sua risata riempì l’aria.
Si lanciò in avanti, saltando tra i frammenti di luce che si piegavano sotto i suoi passi. Era una corsa senza meta, solo per il piacere di sentirsi liberi. Solo per il piacere di essere insieme.
Lotor lo raggiunse e lo spinse leggermente, abbastanza da farlo barcollare.
“Ora sì che sei lento fratellino” decretò con il solito tono spavaldo che lo caratterizzava
Lance finse di inciampare e cadde sulla schiena, sghignazzando.
“Ahahah aiuto! Sono stato sconfitto!”
Lotor si fermò sopra di lui, le mani sui fianchi, scuotendo la testa.
“Drammatico come sempre”
Lance gli fece una smorfia seguita da una linguaccia. Poi, senza preavviso, afferrò il polso di Lotor e lo trascinò giù con sé.
Caddero entrambi, ridendo, il cielo sopra di loro immenso e infinito.
Per un attimo, niente esisteva oltre a loro due.
***
Lotor
Lance aveva chiuso gli occhi, il respiro ancora affannato per la corsa. Lotor si voltò su un fianco, osservandolo.
“Lo sai vero che un giorno non potremo più giocare così?”
Lance aprì un occhio sorpreso;
“E perché mai?”
"Perché siamo degli dei e come tali siamo destinati a cose più grandi”
Lance sbuffò.
“A me sembra che ci sia già abbastanza grandezza qui”
Indicò il cielo sopra di loro, le stelle appena nate che brillavano come promesse.
Lotor esitò. Certe volte, Lance vedeva il mondo in un modo che lui non riusciva a comprendere. Un mondo senza destino scritto, senza doveri imposti.
Un mondo luminoso in cui potevano essere solo loro stessi.
“E se io volessi qualcosa di più?” Chiese, a bassa voce.
Lance si voltò verso di lui e sorrise.
“Allora io verrò con te”
Era una promessa innocente, fatta senza pensarci troppo. Ma Lotor la custodì nel proprio cuore come un tesoro.
Perché in quel momento, con Lance al suo fianco e il cielo spalancato sopra di loro, credette davvero che niente avrebbe potuto separarli.
***
Lance
“Lotor, guarda!”
Lance si sporse dal bordo della scogliera celeste, indicando il mare di nuvole sotto di loro. La luce delle stelle ancora giovani si rifrangeva sulla superficie impalpabile, trasformandola in un mosaico scintillante.
“È bellissimo” mormorò, gli occhi pieni di meraviglia.
Lotor si avvicinò, incrociando le braccia, sbuffando leggermente;
“È solo luce riflessa”
Lance storse il naso
“Ma come puoi essere così noioso?”
Fece un passo indietro, poi un altro, poi si lanciò di corsa verso il bordo e saltò nel vuoto.
Per un attimo, il mondo si fece silenzioso.
Poi il vento gli riempì le orecchie mentre cadeva, rotolando tra le nuvole dorate. Rise, lasciandosi trasportare dalla corrente. Quella risata fresca e cristallina risuonò nell’aria
“Lotor! Vieni anche tu!”
Non dovette nemmeno voltarsi per sapere che l’altro lo avrebbe seguito.
Lo faceva sempre.
***
Lotor
Lotor non aveva paura di saltare, ma rimase un attimo in piedi sul bordo, guardando Lance che scompariva tra le correnti luminose.
Non capiva come facesse a lanciarsi sempre così, senza esitazione.
A fidarsi ciecamente che il vento l’avrebbe accolto.
Scosse la testa e si gettò a sua volta.
L’aria gli scompigliò i capelli mentre cadeva in picchiata. Per un istante, si sentì come una cometa, libero da ogni vincolo, da ogni peso.
Poi Lance riapparve accanto a lui, afferrandogli la mano per stabilizzare la caduta.
Lotor lo guardò, sorpreso.
“Visto? Ti ho detto che era bellissimo”
Lance sorrideva, così luminoso da far sembrare le stelle più opache.
Lotor non rispose, ma strinse la sua mano un po’ più forte.
Perché in quel momento, volando tra le stelle, si permise di credere che sarebbero rimasti così per sempre.
Eppure, anche mentre sognavano e si divertivano insieme, il destino stava già tessendo la trama che un giorno, li avrebbe divisi.