(Jujutsu Kaisen) - Risate Inopportune
Mar. 4th, 2025 02:09 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Cowt - 14 Prima Settimana - M2 “Risate inopportune”
Prompt: Stava ridendo ininterrottamente da più di dieci minuti, la cosa cominciava a farsi fastidiosa. “Potresti piantarla per favore?”
Numero parole: 1550
Fandom: Jujutsu Kaisen
Note: Poco prima dell’incidente di Shibuya, Yuji e Megumi si trovano a riflettere sui sentimenti che provano l’uno per l’altro
Stava ridendo ininterrottamente da più di dieci minuti, la cosa cominciava a farsi fastidiosa.
“Potresti piantarla per favore?”
Itadori non riusciva davvero a trattenersi. A ogni tentativo di fermarsi, bastava un solo sguardo a Megumi per ricominciare da capo, piegandosi in due dalle risate.
L'ultimo degli Zenin se ne stava a pochi metri da lui con le braccia conserte e un’espressione sempre più scura. Dopo quella prima uscita si limitò a fissarlo per diversi minuti finche’ un sonoro sospiro non uscì dalle sue labbra;
“Itadori” mormorò sempre più accigliato.
Il vessillo di Sukuna si asciugò una lacrima dall’angolo dell’occhio, cercando di riprendere fiato.
“Scusa, scusa… è solo che… Megumi, hai visto la tua faccia?”
Il moro strinse gli occhi, leggermente confuso
“La mia faccia?” Itadori annuì vigorosamente.
“Hai la stessa espressione di un gatto che è stato svegliato nel bel mezzo del suo pisolino e sta cercando di decidere se graffiare qualcuno o tornare a dormire.” spiegò con un tono fin troppo serio, che stonava completamente con la situazione nella quale si trovavano.
“E lo reputi tanto divertente?” lo Zenin non riusciva davvero a capire dove il compagno volesse andare a parare.
“Sì! Soprattutto perché il motivo per cui hai quella faccia è che hai perso a sasso, carta, forbice con Panda!” esclamò
Un tic nervoso si formò sulla tempia di Megumi. Maledetto guscio demoniaco. Come aveva fatto a perdere tre volte di fila? E, soprattutto, perché Itadori continuava a prenderlo in giro per una cosa tanto stupida?
“Senti,” iniziò, cercando di mantenere la calma, “se non la smetti, ti giuro che…”
Ma Itadori, come se avesse un intrinseco desiderio di morte, lo interruppe con un ghigno malizioso.
“Cosa farai? Evocherai uno shikigami per farmi paura? Oh no, magari il tuo adorabile cagnol..”
Fu in quel momento che un’ombra scattò dietro di lui. Il Divino Segugio Nero si manifestò alle sue spalle, ringhiando minacciosamente.
Yuji si bloccò. Forse, pensò, aveva esagerato.
Megumi inclinò la testa di lato, un sorrisetto quasi impercettibile sul volto.
“Continua Itadori, ti prego.”
Ci fu un lungo momento di silenzio. Poi, il giovane vessillo di Sukuna alzò le mani in segno di resa.
“Okay, okay, ho capito. Non si scherza con le sconfitte a sasso, carta, forbice.”
Il segugio sparì, e Megumi tornò alla sua tipica espressione impassibile.
Itadori tirò sospirò di sollievo che durò il tempo di un istante, un piccolo sorriso nacque spontaneamente sulle sue labbra;
“Ma resta il fatto che hai perso contro Panda.”
Megumi chiuse gli occhi per la frustrazione.
“Ti odio.”
Itadori scoppiò a ridere di nuovo.
A quel punto lo Zenin sospirò, incurvando le spalle. Non sarebbe mai riuscito a vincere contro Itadori Yuji, non in situazioni come questa. Il ragazzo aveva un’energia contagiosa, un entusiasmo quasi infantile che lo rendeva impossibile da odiare.
Anche se, a dire il vero, Megumi non ci aveva mai nemmeno provato.
“Sei impossibile,” borbottò, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo, più per nascondere il calore che gli saliva alle guance che per vera irritazione.
Itadori gli diede una pacca sulla spalla, ridacchiando.
“Dai, non fare il musone! È stato un momento epico! Dovremmo scriverlo negli annali della scuola”
“Non esistono annali della scuola”
“Beh, allora dovremmo crearli!”
Megumi scosse la testa, ma non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. Itadori aveva quel potere su di lui: lo irritava, lo esasperava… e poi, con una singola frase o un gesto, riusciva a sciogliere ogni sua resistenza.
A quel punto, si stavano incamminando verso il dormitorio quando Yuji, improvvisamente, rallentò il passo.
Lo Zenin lo notò subito.
“Ora che c’è?” domandò all’erta
“Niente, è solo che…” Itadori si grattò la nuca, sembrando insolitamente nervoso.
“Sai, stavo riflettendo sul fatto che mi piace proprio quando sorridi.”
Megumi si bloccò di colpo. Sentì il cuore saltare un battito e dovette costringersi a non reagire in modo troppo evidente.
“…Cosa?” era nuovamente confuso, come poteva il compagno uscirsene con certe esclamazioni, così all'improvviso.
“Sì,” continuò Itadori, questa volta senza guardarlo direttamente.
“Dovresti farlo più spesso”
Megumi abbassò lo sguardo, cercando di mascherare l’improvviso tumulto venutosi a creare nel proprio petto. Cosa significava quella frase? Itadori era solo il solito solare ed espansivo ragazzo che elargiva complimenti senza pensarci troppo… giusto? Era troppo stupido per comprendere il significato intrinseco di quella frase.
E allora perché quelle parole gli avevano scaldato il petto in un modo così fastidiosamente piacevole?
Non riusciva davvero a comprenderlo.
“Stai dicendo un sacco di sciocchezze stasera,” mormorò, riprendendo a camminare senza aspettare che Itadori lo seguisse.
Ma il sorriso che cercava di nascondere era ancora lì.
Il vessillo di Sukuna lo osservò per un attimo, poi scoppiò a ridere piano, stavolta senza esagerare.
“Ehi, ma allora è vero!”
Lo Zenin si fermò di nuovo, lanciandogli uno sguardo sospettoso.
“Cosa sarebbe vero?”
Itadori lo raggiunse con pochi passi, camminando al suo fianco con un’espressione furba.
“Che ti piace ricevere complimenti, ma fai finta di niente perché sei troppo orgoglioso per ammetterlo.”
Megumi sentì il calore tornargli alle guance e si maledisse per questo.
“Se continui a dire sciocchezze, giuro che ti lascio qui e torno da solo.”
“Ah sì? E come farai a lasciarmi qui se siamo già arrivati?”
Il moro si rese conto solo in quel momento che erano davanti alla porta del dormitorio. Si morse l’interno della guancia, irritato più con sé stesso che con Itadori. Perché quel ragazzo aveva questo effetto su di lui? Perché ogni sua frase sembrava insinuarsi dentro i suoi pensieri, facendolo sentire ridicolo?
Si voltò per ribattere, ma Itadori lo stava già guardando con un sorriso diverso dal solito.
“Comunque lo penso davvero,” disse, questa volta con un tono più serio. “Mi piace vederti sorridere. Sei sempre così… chiuso, sai? Ma quando ridi, anche solo un po’, sembri più leggero.”
Megumi rimase in silenzio per un momento. Avrebbe potuto rispondere con sarcasmo, avrebbe potuto fingere di ignorare quelle parole. Ma qualcosa in quel istante, nel modo in cui Itadori lo stava guardando, gli impedì di farlo.
Abbassò lo sguardo, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“Se continui così, penserò che stai cercando di flirtare con me.”
Si era aspettato che Itadori ridesse, scherzasse, minimizzasse. Invece, il ragazzo preferì rimanere in silenzio. Poi, con un tono profondo che prima di allora mai aveva udito dalle sue labbra rispose;
“E se fosse così?”
Megumi alzò di scatto lo sguardo, trovando gli occhi di Itadori fissi nei suoi. Il suo respiro si bloccò per un istante. C’era qualcosa di diverso nel modo in cui lo guardava, qualcosa di più intenso, di più sincero.
Per un momento che sembrò durare un’eternità, nessuno dei due parlò.
Poi Itadori, con un sorriso un po’ più nervoso del solito, si grattò la nuca.
“Okay, forse questa era un po’ troppo. Facciamo finta che non l’ho detta, se vuoi.”
Megumi lo fissò ancora per qualche secondo. Poi, senza dire una parola, girò la maniglia della porta e si infilò nel dormitorio, ignorando completamente Itadori.
Si appoggiò contro lo stipite dell’ingresso. Il solo rumore che in quel momento udiva era quello del suo cuore che minacciava di uscirgli dal petto.
Itadori aveva scherzato… giusto?
E allora perché, una parte di lui sperava che non fosse così?
Yuji rimase fermo davanti alla porta chiusa per qualche secondo, poi sospirò e si passò una mano tra i capelli.
“Okay, forse ho esagerato.” mormorò fra sè, sperando che Sukuna non avesse assistito alla scena.
Non che si aspettasse davvero una risposta da Megumi, lui non era il tipo che reagiva subito alle cose, specialmente a qualcosa di così… ambiguo. Ma c’era stato un momento, anche solo un istante, in cui Itadori aveva intravisto qualcosa nei suoi occhi. Qualcosa che gli diceva che, forse, non era poi un’idea così assurda.
Sorrise di nuovo tra sé, scrollando le spalle.
“Vabbè, in fondo non è successo nulla. Domani tornerà il solo antipatico”
Con quella semplice certezza, si allontanò dal dormitorio, le mani infilate in tasca e un leggero sorriso sulle labbra.
Intanto dentro la propria stanza, Megumi non riusciva a prendere sonno.
Era sdraiato sul letto, con lo sguardo fisso al soffitto, il cuore che ancora batteva più forte di quanto avrebbe voluto.
Itadori aveva scherzato, probabilmente. Era fatto così, diceva cose senza pensarci troppo. Ma allora perché quelle parole gli rimbombavano ancora nella testa? Perché ogni volta che chiudeva gli occhi gli tornava in mente quel sorriso, non quello esagerato di quando prendeva in giro, ma quello più sincero?
Lo Zenin si voltò su un fianco, sbuffando piano.
Forse non era ancora pronto per affrontare tutto questo. Forse non sapeva nemmeno come si sentiva davvero.
Solo di una cosa aveva l’assoluta certezza: Itadori era sempre stato una presenza luminosa nella sua vita. Chiuse gli occhi, cercando di svuotare la propria mente. Ripensò al loro primo incontro, a come le circostanze li avessero portati a combattere insieme.
Nelle proprie stanze, Itadori era scosso dagli stessi pensieri.
Nessuno dei due poteva sapere cosa li aspettava. Come presto sarebbero stati travolti da qualcosa di molto più grande di loro. Erano solo due adolescenti alla scoperta dei propri sentimenti, emozioni ancora acerbe che attendevano solo il momento propizio per maturare.
Ma per quella notte, l’unica certezza che possedevano era credere in un domani pieno di possibilità.