Feb. 23rd, 2023

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Cow-t 13 – Prima settimana – M2

Prompt:  Ormai nemmeno facciamo l’amore, direi piuttosto che facciamo l’odio (Lazza – Cenere)

Numero Parole: 2120

Fandom: Bungou Stray Dogs

Note: primo tentativo in assoluto di Fukumori XD



“Accetto la sua richiesta di dare protezione ai membri dell’Agenzia.” 

Ougai Mori si ricordava chiaramente quella conversazione telefonica, avvenuta solo qualche giorno prima. Una richiesta insolita, che però non aveva faticato ad accettare, esibendosi in un lieve e machiavellico sorriso. Era un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare, i rischi erano contenuti e i guadagni andavano a superare di gran lunga le perdite. Il Boss della Port Mafia possedeva il coltello dalla parte del manico. Come sempre del resto. 

D’altronde, erano anni che desiderava avere la sua Yosano tra le file della Mafia. Aveva sempre pensato che lei e Dazai fossero sprecati tra quei Detective. Erano dei diamanti, finiti per puro caso in quel vaso di feccia. 

“Tuttavia, signor Fukuzawa, sfidare quei Cani da Caccia per quanto siamo la Mafia è alquanto rischioso” aveva aggiunto il mellifluo, lasciando cadere volutamente quella conversazione.

“Cosa desideri?” Il Presidente era andato come sempre al punto, senza troppi giri di parole. Era una qualità che aveva sempre apprezzato in lui. La schiettezza.

C’era stata una stagione delle loro vite in cui poteva dire di aver sfiorato l’uomo che era Fukuzawa Yukichi. Si erano più volte incrociati durante gli anni della Grande Guerra ma non si erano parlati. Il lupo argento, così veniva soprannominato per il proprio talento nell’arte della spada, sembrava quasi una leggenda per via delle proprie imprese. 

Il giovane Tenente Mori aveva udito molte storie su di lui, soprattutto durante le ultime fasi del conflitto. Aveva ascoltato attentamente quei racconti con un mix di ammirazione e sorpresa, tracciando nella propria mente un ritratto di quel giovane uomo che ad un certo punto, era semplicemente sparito dalla circolazione, facendo perdere le proprie tracce.

Non si sarebbe mai aspettato un giorno di ritrovarselo come guardia del corpo. 

Era stato tutto merito o colpa, di quell’uomo chiamato Natsume Soseki. Era iniziata grazie a lui quella strana collaborazione che aveva portato Ougai Mori a conoscere il vero Fukuzawa Yukichi.


“Perché hai smesso di uccidere?” 

Glielo aveva domandato in un pomeriggio d’autunno. Erano rimasti soli, in attesa di ordini, in quel luogo che avevano eletto a sistemazione provvisoria. Non era altro che una piccola cascina fatiscente situata nelle vicinanze di un lago, di poco al di fuori della città di Yokohama. All’alba ma soprattutto al tramonto i raggi del sole si infrangevano sulla superficie dell’acqua, creando un’atmosfera fiabesca e quasi surreale. Mori non faticò a ricordare come la luce filtrasse da quelle finestre illuminando la chioma argentea e spettinata del giovane uomo disteso sul letto accanto a lui. Si era ripetuto più volte di come quello fosse solo del sesso, un modo come l’altro per andare avanti nella monotonia di quella vita. 

Entrambi avevano visto troppo orrore. Troppe morti. Quello era il modo più semplice per evadere dalla realtà. Non ricordava chi avesse ceduto per primo se lui o quel lupo solitario. Si erano incontrati a metà strada e avevano seguito quell’istinto che li aveva portati ad unirsi ancora ed ancora.

Mori ovviamente non si sarebbe mai accontentato di quella fittizia ed effimera illusione. Aveva tirato in ballo quel passato che entrambi faticavano a dimenticare e che inevitabilmente li aveva forgiati. Era grazie a questo, che Natsume Soseki li aveva resi partecipi del proprio piano. Per questo aveva affidato loro i propri progetti, ambizioni. 

“Prova a trovare da solo una risposta”

Il moro aveva sorriso, rotolandosi in quel letto sfatto, fino a raggiungere il fianco dell’altro. Passò distrattamente una mano su quel particolare lembo di pelle ricoperto di cicatrici, tracciandone piano i contorni.

“Come mai questo interesse?” Mori non smise per un istante di sorridere di fronte a quella domanda più che lecita,

“Perché mai non dovrei essere interessato al passato del mio partner” aveva usato quella parola volutamente. Mori Ougai sapeva bene come esprimersi. Era un’arte che aveva appreso durante gli anni della Grande Guerra. Le parole potevano rivelarsi armi pericolose sé usate in modo improprio. 

Lui e Fukuzawa non erano partner ma neppure semplici colleghi, compagni o amici. Forse sarebbe stato più appropriato utilizzare il termine di “amanti”, visto il rapporto appena consumato e di cui entrambi portavano ancora segni visibili sul corpo.

“Non riesci mai ad abbandonare quella maschera?” Aveva preferito affondare il viso contro il cuscino prima di rispondere.

“Al mio posto Fukuzawa-dono lei lo farebbe?” Sussurrò scoprendosi un occhio solo per incrociare quelle iridi di ghiaccio.

“Probabilmente no” concesse la guardia del corpo.

“Abbiamo scelto la via più facile per appianare le nostre divergenze, sfogare la frustrazione che accompagna la nostra situazione. Il sesso può essere la cura a tutti i mali ma può anche creare dipendenza”

“Non mi sembravi tanto contrariato una mezz’ora fa Mori-sensei”

“Non intendevo certo lamentarmi” rispose l’ex medico militare con un rapido cenno della mano.

“Sei di gran lunga uno dei miei amanti migliori. Non ho nulla da recriminarti. Hai superato qualsiasi mia aspettativa al riguardo” Fukuzawa lo fissò interdetto per una manciata di secondi.

“Amanti?” Mori non riuscì a trattenere un guizzo divertito di fronte all'espressione seria e leggermente contrariata dell’altro. Adorava quei momenti, quando Fukuzawa Yukichi si mostrava così puro e ingenuo, quasi come un bambino.

“Non vorrai forse dirmi che sono stato io il primo?” Doveva essere una battuta spiritosa ma dalla colorazione assunta dalle orecchie del sicario, Mori capì di avere fatto centro. Doveva correre ai ripari. Non voleva rovinare qualsiasi cosa fosse quel qualcosa tra loro.

“È stato durante la guerra” si trovò a raccontare mettendosi seduto e ignorando una fitta di dolore al basso ventre dovuta a quel movimento improvviso.

“Abbiamo circa la stessa età quindi puoi facilmente immaginare di cosa parlo. Ero un ragazzino che da un giorno all’altro si è ritrovato sul campo di battaglia” Fukuzawa lo inchiodò nuovamente con il ghiaccio delle proprie iridi.

“Non sei mai stato un ragazzino come tanti Rintarou” il moro sorrise;

“Giocare con te non è affatto divertente” si lamentò avvicinandosi alla ricerca di un contatto maggiore che non gli fu negato. Fukuzawa lo fece stendere sotto di lui prima di iniziare ad avventarsi su quella pelle troppo bianca. Desiderava sporcarlo, macchiare quella perfezione. Così falsa eppure bellissima. Non aveva mai visto o desiderato nessuno come quell'uomo.

Fukuzawa sapeva quanto Mori Ougai fosse pericoloso ma non poteva evitare di trovarlo attraente. Quel medico era in grado di trascinare chiunque nella disperazione più cupa, utilizzando poche parole, ma anche squarciare gole con un semplice bisturi. 

Chissà cosa poteva aver visto Natsume sensei in lui, o in loro. 

Un gemito di piacere interruppe ogni altro pensiero coerente. Fukuzawa alzò il capo ma solo per incontrare due iridi infuocate. Mori lo fissava con astio come se lo volesse sfidare. Anche in quella posizione, non si sarebbe mai completamente sottomesso a lui e lo spadaccino non avrebbe voluto diversamente. Era uno dei motivi per cui aveva ceduto ai propri più bassi istinti. Mori Ougai era un bellissimo diavolo tentatore. L’aveva sempre saputo. Fukuzawa aveva cercato di resistere a quel gioco fatto di sguardi, modi di fare o parole taglienti. Alla fine aveva ceduto.

Tra di loro però non poteva che finire in un modo e lo sapevano entrambi. L’avevano sempre saputo.

Quella situazione non durò nemmeno una stagione. Ben presto entrambi furono assorbiti dai rispettivi ruoli e organizzazioni. Non c’era tempo per pensare ad altro o avere distrazioni.

Mori Ougai aveva scelto la notte, l’oscurità. Il solo mondo che avesse mai conosciuto. Era stato in quelle tenebre che aveva incontrato Osamu Dazai, un essere così simile eppure estremamente diverso da lui. Aveva preso sotto la propria ala quel ragazzino stanco di vivere e lo aveva reso una delle armi migliori del proprio arsenale. Si era immaginato Dazai come proprio successore e si era preparato ad affidargli quel trono che non aveva mai realmente voluto ma a cui aveva dedicato quasi metà della propria vita.

Mori Ougai aveva rivisto Fukuzawa Yukichi il giorno in cui gli aveva strappato Yosano. Si erano combattuti a lungo, per poi terminare quella discussione a porte chiuse, in quello stesso rifugio che aveva visto nascere la loro passione.

“Perché va sempre a finire in questo modo?” Aveva domandato il Presidente colpendo un cuscino. Mori non aveva risposto subito, si era limitato a recuperare la propria sciarpa abbandonata per terra insieme al resto dei loro vestiti.

“Perché è sempre stato così. È più facile odiarci che amarci. Quel sentimento non fa per noi. Forse proprio per questo Natsume sensei ci ha scelto per il proprio piano. Solo un diamante può lucidarne un altro. Ora io governo l’oscurità, tu il crepuscolo, eppure esiste ancora un breve ed effimero istante in cui possiamo sfiorarci senza tuttavia arrivare a toccarci del tutto”

“Cosa mi stai proponendo?” domandò lo spadaccino alzando un sopracciglio

“Ah non essere sempre così sulla difensiva”

“Con te non si può mai sapere, Mori Sensei”

“Touché. Vedo che hai ampliato la tua conoscenza strategica”

“Ho imparato a non fidarmi delle parole”

“Non ho mai avuto intenzione di ferirti”

“Non lo hai fatto”

“Non è quello che suggerisce il tuo sguardo”

“Smettila di giocare”

“È davvero più semplice odiarti, anche in questo momento vorrei solo afferrare il bisturi nella tasca dei miei pantaloni e tagliarti la giugulare. Impiegheresti pochi minuti a soffocare nel tuo stesso sangue”

“Cosa ti impedisce di farlo?”

“Il piano e il fatto che non avrei nulla da guadagnare dalla tua morte”

“Sei sempre il solito bugiardo”

“Tu non sei da meno. Ti piace indossare la maschera della rettitudine ma conosciamo entrambi il tuo passato. I tuoi crimini”

“Tu hai ucciso il Boss precedente della Port Mafia per arrivare a prenderne il posto”

“E ne sono perfettamente consapevole. Ho apportato delle leggere modifiche al piano iniziale di Natsume sensei. In una guerra ciò che conta non è forse il risultato finale?”

“La guerra è finita Rintarou

“Sei soddisfatto?” Domandò con rabbia dopo qualche secondo di silenzio.

“Mi hai portato via anche la mia Yosano”

“L’ho salvata. Tu non te ne rendi conto ma arrivi con il consumare chi ti circonda”

“Mi vedi come un parassita?”

“Ti vedo come un male necessario. Sei la mia nemesi dopotutto”

Mori scoppiò in una fragorosa risata. Ecco la parola che aveva sempre cercato per definire cosa fossero lui e Fukuzawa.

Nemesi. Mi piace come suona”

Si erano incontrati e scontrati ancora nel corso degli anni. 

Mori non aveva tradito la propria sorpresa nell’apprendere di come Dazai fosse stato accolto tra le fila dell’Agenzia. Sembrava l’ennesima beffa del destino o forse, anzi quasi sicuramente, un’altra abile mossa strategica studiata da qualcuno ancora più abile di loro.

Ciò non gli aveva impedito di rimarcare il proprio disappunto ogni qualvolta che se ne presentasse l’occasione. Un Dirigente della Port Mafia che si divertiva a fare il Detective restava un boccone amaro da digerire. Anche se Mori riconosceva la propria parte di colpa in merito. Aveva privato Dazai di qualcosa di prezioso. A quel tempo non era riuscito a capirlo perché non aveva mai sperimentato quel tipo di sentimento o emozione. 

Nonostante avesse raggiunto la soglia dei quarant’anni, Mori Ougai non aveva mai incontrato l’amore. O forse aveva preferito mascherarlo sotto il termine di odio.

Ciò che Dazai condivideva con il suo tuttofare però non era equiparabile al suo rapporto con Fukuzawa.

I loro incontri segreti erano proseguiti, sempre in quel luogo di cui erano i soli a conoscere l’esatta ubicazione. Non serviva nemmeno che si mettessero d’accordo. Quando Mori varcava la soglia di quel rifugio, l’ombra di Fukuzawa era già pronta a dargli il benvenuto. 

Successivamente affrontarono Dostoevskij e il suo Cannibalismo. Il leader della Port Mafia aveva trovato una strana ironia in tutta quella situazione. La sua vita era finita con l’essere legata a quella di Fukuzawa in quel macabro teatrino che aveva rischiato di distruggere l’intera Yokohama oltre che le loro organizzazioni. 

Non avevano mai fatto l’amore, l’odio era stato il collante del loro rapporto.


Aveva spento il proprio cellulare poco dopo quella breve contrattazione. Avrebbe nuovamente ottenuto i poteri “dell'angelo della morte”. Bastava questa prospettiva a farlo sorridere mentre Elise prendeva forma dietro di lui. 

“Vuoi davvero fornire il tuo aiuto ai membri dell’Agenzia?” Domandò l'Abilità incrociando le braccia al petto con aria visibilmente contrariata.

“Mia cara, abbiamo stipulato un accordo”

“Che aveva tutta l’aria di essere l’ennesimo favore tra..” nemmeno lei sapeva quale fosse la definizione corretta.

“Su su Elise-chan non essere così severa”

“Lo odi veramente Rintarou?” Il Boss non rispose

Devo odiarlo è mia nemesi dopotutto”

Si alzò dalla propria scrivania superando la ragazzina davanti a lui e recuperando una ricetrasmittente dalla tasca del cappotto.

“Fate uscire l’elicottero”



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