(Bungo Stray Dogs) - Bitter Memories
Feb. 27th, 2021 05:23 pm Cow-t 11 – Terza settimana – M3
Prompt: 001 Qualcosa che all’inizio è unito e poi diviso
Fandom: Bungou Stray Dogs
Rating: SAFE
Numero Parole: 1695
La tranquillità e l’oscurità della notte avvolgevano la città di Yokohama. Era da poco passata l’una e anche lungo le strade i rumori e il traffico, stavano pian piano scemando lasciando posto solo ad un assordante quanto rassicurante silenzio. Chiuso nella stanza della camera di albergo dove soggiornava, Sakaguchi Ango si era ritrovato ad osservare delle fotografie. Erano le istantanee scattate durante l’ultima serata trascorsa al Lupin in compagnia dei suoi colleghi. Poteva ricordare con assoluta precisione ogni particolare di quella sera; dai discorsi infantili di Dazai, sempre rivolti a cercare un suicidio perfetto, ai sospiri di Odasaku che nella sua calma mista a pacatezza, atteggiamento che da sempre lo contraddistingueva, non rimproverava mai troppo il giovane Dirigente.
Era in un certo senso strano osservare proprio in quel momento, quelle immagini, o almeno lo era sapendo ciò che si stava preparando a fare.
Sakaguchi Ango era una spia del Governo infiltrata nella Port Mafia, ma non solo, mentre si trovava al servizio del Boss aveva accettato di essere la spia della Port Mafia all’interno di un’altra Organizzazione europea di individui dotati di poteri, la Mimic. Quindi Ango non stava facendo il doppio gioco, bensì il triplo.
Pensò che non era pagato abbastanza per ciò che stava rischiando. Decisamente. Le sue labbra si piegarono in un accenno di sorriso mentre continuava a rigirarsi gli oggetti tra le mani.
Più osservava quelle immagini e più si sentiva pervadere da un leggero senso di colpa misto a malinconia. Dazai e Odasaku non erano dei semplici colleghi, erano diventati suoi amici. Il legame che loro tre avevano creato andava contro ogni logica e gerarchia. Ango sapeva di essere in un certo senso arrivato dopo, che quei due condividevano un rapporto ancora più profondo ma non glielo avevano mai fatto pesare in alcun modo. Erano solo intuizioni quelle del giovane impiegato, i diretti interessati non avevano mai confermato né smentito nulla al riguardo, ma bastava osservarli con attenzione per riuscire a scorgere oltre la semplice apparenza. In fondo Ango era sinceramente contento per loro, nonostante la vita piena di oscurità che conducevano erano riusciti a ritagliarsi dei momenti sereni. Forse un po' li invidiava. Se c’era qualcuno che potesse mai calmare quella mina vagante che era Dazai non poteva essere Odasaku con la sua calma invidiabile.
Loro tre avevano caratteri diversi, su certi aspetti addirittura erano agli antipodi, eppure si erano trovati. Non facevano nulla di particolare, trascorrevano qualche ora insieme dopo una giornata di lavoro a confrontarsi e ridere sui loro incarichi. Erano però dei momenti preziosi che Ango avrebbe sempre conservato dentro di sé.
Quella sera il giovane impiegato non riusciva proprio a evitare di lasciarsi andare ai ricordi.
Sorrise, mentre ripensava al loro primo incontro. Era stato Dazai ad avvicinarsi, portandolo ad unirsi a loro. Ango aveva provato in tutti i modi possibili ad eludere quell’invito ma il giovane Dirigente e successivamente Odasaku, non gli avevano dato scampo. Erano già trascorsi un paio di anni da quel giorno e quasi non gli sembrava vero.
Quel pomeriggio Ango aveva ricevuto istruzioni precise dai suoi superiori. Sapeva che arrivato a quel punto non poteva tirarsi indietro, eppure l’idea che il giorno in suoi amici sarebbero venuti a conoscenza della verità si faceva sempre più vicino non gli dava tregua. Avrebbe dato qualsiasi cosa per continuare con quella finzione, per trascorrere altre serate in loro compagnia.
Sakaguchi Ango era entrato in un gioco molto pericoloso e più grande di lui di cui anche l’esito sembrava essere di giorno in giorno sempre più incerto. Per questo aveva tentennato, mentre osservava quelle fotografie, unica prova tangibile di quel qualcosa che loro tre avevano condiviso. In quel momento non poteva fare a meno di concordare con Dazai, se non le avessero scattate non ci sarebbe stato nulla a testimoniare dei loro incontri, di quelle serate passate a bere insieme e lamentarsi dei propri fallimenti.
Gli ordini ricevuti erano stati chiari: si sarebbe dovuto far catturare dalla Mimic.
Ripose con cura le fotografie in un cassetto del comodino tornando a sospirare tra sé. Era decisamente sotto pagato per correre dei rischi simili.
***
Odasaku era venuto a liberarlo. Ango non ci poteva né voleva credere. Era una spia doppiogiochista eppure quel uomo aveva messo a repentaglio la sua vita per salvarlo. Non meritava un amico del genere, Oda Sakunosuke era troppo buono per quel mondo o semplicemente per appartenere alla Port Mafia.
Ovviamente la sua copertura aveva funzionato e Odasaku per tutto il tempo aveva creduto che Ango fosse solo una spia della Mafia infiltrata della Mimic. Una parte di lui si sentì sollevata. Oda e Dazai non avevano ancora scoperto del triplo gioco e del tradimento, aveva ancora tempo. Cercò di fare quanto possibile per mettere in guardia il rosso.
Lui era a conoscenza dell’Abilità di André Gide e sapeva che Odasaku sarebbe stato in pericolo.
Avrebbe voluto fare di più. Non ne ebbe il tempo.
***
Il suo ultimo incontro con Dazai non fu come Ango se lo era aspettato.
Si era recato al Lupin sperando di incontrarlo, era il solo posto sicuro in cui avrebbe potuto consegnargli delle informazioni senza correre troppi rischi. Quel bar era in un certo senso diventato zona franca, un terreno neutrale in quel clima di guerra che si respirava da giorni nella città di Yokohama.
Ovviamente il giovane Dirigente era al corrente di ogni cosa. Era stato ingenuo da parte di Ango sperare che un ragazzo intelligente e scaltro come lui non avesse intuito quali fossero le sue reali intenzioni. Si era preparato al peggio, soprattutto perché non solo Dazai ma anche Odasaku era finito con il rimanerne coinvolto. Ango dubitava che questa volta avrebbe portato a casa la pelle, invece, contro ogni sua più rosea aspettativa Dazai aveva scelto di graziarlo. Forse non c’era solo oscurità dentro quel ragazzo amante dei suicidi, forse possedeva anche un briciolo di umanità per quanto esigua. In quel momento Ango non poteva ne voleva saperlo. Decise semplicemente di accettare quel compromesso ringraziando ogni divinità esistente.
Prima di andarsene però appoggiò sul bancone del Lupin una delle fotografie che avevano scattato in quella che si sarebbe rivelata la loro ultima serata insieme.
Non si voltò indietro Ango. Lanciò un ultima occhiata ai loro volti immortalati per sempre in quel istantanea e uscì di corsa dal locale.
Dazai avrebbe potuto cambiare idea da un momento all’altro. Non voleva correre il rischio.
***
Aveva scoperto della morte di Oda Sakunosuke dai suoi superiori, come anche la notizia della scomparsa di Dazai. Non ne fu particolarmente sorpreso, offrendo Odasaku come vittima sacrificale il Boss aveva finito con il perdere la sua arma migliore, il suo braccio destro. Ango non aveva idea di come si sarebbe evoluta da lì in poi la situazione.
Non poteva evitare di sentirsi in colpa. Aveva fatto il suo lavoro, eseguito degli ordini ma una parte di lui continuava a tormentarlo con il pensiero di essere stato, almeno in parte, uno dei responsabili della morte dell’amico.
Quella sera, Ango era tornato da poco nei suoi appartamenti, ora soggiornava in un altro albergo situato nel centro della città. Era stata una giornata di lavoro infernale che aveva raggiunto il culmine con la notizia della morte di Oda. Si sentiva stanco e spossato, complici anche le poche ore di sonno di cui aveva goduto in quei giorni caotici. Non seppe nemmeno lui il motivo ma si ritrovò tra le mani ancora quelle istantanee scattate durante la loro ultima notte al Lupin. Non era riuscito a buttarle. Non ne aveva avuto il coraggio. Sarebbe stato come cancellare il passato e Ango non voleva farlo. Doveva ricordare, soprattutto non poteva dimenticare come le sue azioni avevano portato alla morte di un uomo. Di un collega. Di un amico.
Aveva consegnato una copia di quelle fotografie a Dazai ma lui possedeva ancora gli originali. Vedere quelle immagini soprattutto dopo i fatti appena conclusi faceva male, molto, troppo. Per quanto avesse potuto sforzarsi, ripetersi che si trattava solo di lavoro, Ango non aveva potuto impedirsi di stringere un legame con i due mafiosi, e il sapere che ora uno di loro era morto mentre l’altro disperso lo distruggeva, portandolo a fare i conti con la sua coscienza. Era convinto di combattere dalla parte dei buoni ma il suo operato diceva il contrario. I cosiddetti buoni non uccidevano.
Si avvicinò piano ad uno dei ripiani del angolo bar e prese una bottiglia di Brandy. Non era un grande estimatore dei liquori e avrebbe preferito qualcosa di più leggero ma in quel momento era guidato solo dalla necessità di bere. I volti di Dazai e Oda in quelle fotografie sembravano volerlo accusare per i suoi peccati. Non ne sopportava più la vista.
Si versò un primo bicchiere, poi un secondo. Già al terzo, Ango si accorse di aver ormai perso ogni lucidità.
“Non vi sopporto più” urlò, prima di afferrare le fotografie con entrambe le mani ed iniziare a strapparle, riducendole in poco tempo a brandelli.
Poi scoppiò a piangere.
“Oda, Dazai scusatemi. Spero che un giorno potrete mai perdonarmi”
***
Un paio di settimane dopo il Direttore Taneda lo informò personalmente di essere stato avvicinato da Osamu Dazai e lo mise al corrente della loro conversazione. Dazai avrebbe cambiato vita e si sarebbe dedicato ad aiutare le persone?
Sorrise Ango. Di colpo il futuro non sembrava più così oscuro come se lo era dipinto qualche giorno prima. Era contento che Dazai avesse trovato una ragione per continuare a vivere anche se una parte di lui temeva il momento in cui si sarebbero rivisti. Giurò a sé stesso che avrebbe fatto il possibile per ottenere il suo perdono.
Ringraziò il Direttore per l’informazione. Si chiuse nel suo ufficio ed iniziò a cancellare i file sul passato torbido del ormai ex più giovane Dirigente della storia della Port Mafia. Quello era il primo passo per ottenere il perdono di Dazai. Anche il peso sulla sua coscienza sembrò pian piano alleggerirsi. Ordinò anche un mazzo di fiori, finito il suo turno si sarebbe recato sulla tomba di Oda. Lo doveva ad entrambi.
Quello sarebbe stato un nuovo inizio.