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Cowt-12 - Quarta Settimana – M3 CADERE

 

Fandom: Bungo Stray Dogs

 

Raiting: SAFE

 

Numero Parole: 3255







 

La caduta. Dazai ricordava benissimo quella sensazione. Gli bastava solo chiudere gli occhi, fare un lungo respiro. Un attimo prima, l’uomo che un tempo era stato definito il Demone Prodigio della Port Mafia ammirava il tramonto del sole sulla città di Yokohama, quello dopo allungava le braccia godendosi appieno quella sensazione che lo avrebbe portato verso la morte. Sorrideva. Era il momento che aveva atteso per una vita intera, un degno finale per la propria esistenza.

 

Con la coda dell’occhio, Dazai cercava di scorgere l’ultimo raggio di sole pronto a nascondersi dietro l’orizzonte mentre le prime stelle illuminavano il cielo. Sarebbe stata l’ultima immagine che avrebbe conservato di quel mondo che non aveva gli regalato altro che dolore. La vita stessa in fondo non era un susseguirsi di delusioni e sofferenze? Solo la morte era salvezza. Solo con essa avrebbe potuto comprendere il mistero stesso dell’esistenza. Ripensò a Odasaku. Presto lo avrebbe rivisto. Mancava così poco alla fine.

 

Prese un lungo respiro, attendendo il momento nel quale avrebbe finalmente potuto essere libero.

 

Ma non accadde nulla.

 

Quel salto nel vuoto stava durando più di quanto avesse previsto.

 

Dazai si decise ad aprire entrambi gli occhi solo per notare le proprie bende librarsi nell’aria. Stava ancora cadendo. Il vento gli scompigliava i capelli.

 

C’era qualcosa che non tornava. Secondo i propri calcoli la caduta sarebbe durata solo una manciata di secondi.

 

Un attimo dopo il suono della sveglia lo riportò bruscamente alla realtà.

 

Non potè fare altro che rigirarsi nel proprio futon contrariato. Era stato solo un sogno. Non sarebbe morto. Non quel giorno. La sensazione di cadere nel vuoto però gli era parsa così reale. Decise di ignorare quel suono martellante e ritornare a dormire quando fu il turno del proprio cellulare di prendere a squillare.

 

Si alzò controvoglia. Un nuovo giorno poteva avere inizio.



 

***



 

Dal punto di vista psicologico, sognare di cadere nel vuoto ha un significato ben preciso”

 

Dazai storse il proprio naso prendendo un lungo sorso di caffè mentre attendeva il resto della spiegazione di Ranpo. Il detective sorrise, prima di proseguire;

 

Può rappresentare una perdita di controllo su qualcosa, non so, forse una situazione che ci appare come più grande di noi o che prevede la soluzione di un problema che non sappiamo o riusciamo ad affrontare. Oppure qualcosa di insoluto, forse un qualche errore al quale vuoi porre rimedio. Ti senti in colpa?

 

L’aspirante suicida scoppiò a ridere come se si fosse trattata di una barzelletta. Non era il suo caso. Per una volta Ranpo si doveva essere sbagliato. Era un’ipotesi possibile, in fondo anche lui aveva i propri giorni no.

 

Dimmi la verità, Dazai, è successo qualcosa di strano di recente?” il moro finse di pensarci per qualche secondo.



 

***



 

Qualche settimana prima…



 

Dazai aveva appena lasciato Hirotsu dopo il loro colloquio informale al museo. Era una serata strana, anzi forse era meglio definirla particolare. Parlare con il veterano aveva portato molti ricordi alla mente del ex più giovane dirigente nella storia della Port Mafia, tutti relativi agli anni trascorsi nell’Organizzazione. Una parte di Dazai, quella più oscura, quel pezzo di sé che negli ultimi quattro anni aveva cercato disperatamente di soffocare, ripensava con una fitta di nostalgia a quel periodo. Aveva scelto di cambiare vita, di esaudire le ultime volontà di Odasaku eppure quel pensiero tornava puntualmente con insistenza. La vita nella mafia gli mancava. Era una persona diversa, un essere umano migliore, o almeno ci stava provando con tutto se stesso. Non era facile eppure sentiva di essere in qualche maniera sulla strada giusta. Odasaku sarebbe stato fiero di lui.

 

Le parole di Hirotsu però gli avevano anche fatto ricordare altro. Soprattutto qualcun altro.

 

Chuuya era sempre stato l’essere più fastidioso che avesse mai avuto la sfortuna d’incontrare. Eppure in qualche modo gli era mancato. Se ne era accorto quella notte, la stessa in cui avevano recuperato Q. Avevano messo in atto una delle loro vecchie strategie. Era come se il tempo non fosse mai trascorso. Come se quei quattro anni di lontananza non ci fossero mai stati. Era tornato indietro nel tempo a quando il solo nominare la temibile soukoku o doppio nero incuteva timore nei loro nemici.

 

Dazai non si era mai davvero interrogato sul legame che condivideva con il rosso. Si odiavano e per un po’ era certo che ci fosse sempre stato solo questo tra loro. Odio. Chuuya era diverso da Odasaku, lo era sempre stato.

 

Dazai non aveva mai avuto il minimo dubbio sul sentimento che lo legava al tuttofare della Port Mafia. Sin dal loro primo incontro gli era stato perfettamente chiaro. Con Chuuya invece no. Ma quel piccolo nanetto isterico doveva sempre rendere le cose difficili. Odasaku era semplicemente stato la sua anima gemella. Non c’erano altri modi per descriverlo. Sin da quando l’aveva raccolto sul portico di casa sua e i suoi occhi avevano incrociato quelli blu dell’altro la sua vita era cambiata. Dazai aveva iniziato a provare emozioni che solo in un secondo momento avrebbe scoperto essere tali, amicizia, amore, erano parole vuote, senza significato, come lo erano state buono o cattivo. Era solo grazie all’uomo che era stato Odasaku se aveva potuto crescere e maturare come essere umano. Oda era stato letteralmente la sua salvezza.

 

Chuuya era più simile ad una condanna. Quando si trovavano insieme litigavano praticamente per ogni cosa.

 

Dopo quattro anni di lontananza però era bastato combattere insieme al rosso per ritrovare l’intesa passata. Dazai non riusciva a darsi una spiegazione alla morsa che sentiva affliggergli il petto come un macigno.

 

Era da poco uscito dal museo e salutato Hirotsu quando si era scontrato con qualcosa o meglio con qualcuno. Avrebbe riconosciuto quel cappello fra mille, come il suo proprietario.

 

Che cazzo ci fai tu qui?”

 

Chuuuuuuya sei così basso che non ti avevo visto!” ed era vero, non lo aveva proprio notato perso come era nei propri pensieri.

 

Stavo cercando Hirotsu-san, mi hanno detto che era qua. Che cazzo ci faceva con te? Ti stava passando forse informazioni?! So che hai ancora il suo numero in memoria”

 

Calmo una domanda per volta. Punto primo, non ho incontrato Hirotsu”

 

Stai mentendo” Dazai però decise di ignorarlo e proseguire nel proprio discorso;

 

Punto secondo, non lo vedo da anni”

 

Questa è un’altra stronzata”

 

Punto numero tre. Sei forse geloso del fatto che abbia il suo numero quando invece ho cancellato il tuo?” Chuuya in quel momento esplose;

 

Che cazzo hai fatto? Io il tuo l’ho conservato” si accorse troppo tardi di essere caduto nell’ennesima trappola del moro, come sempre.

 

Dazai scoppiò a ridere e ciò non fece altro che alimentare la collera del possessore di Arahabaki.

 

Bastardo” sussurrò a denti stretti.

 

Non stavo facendo nulla di male credimi. Mi stavo solo cercando di godere la serata poi ti ho incontrato”

 

Potrei dire lo stesso”

 

Ti odio”

 

Non rubarmi le battute idiota spreco ambulante di bende”

 

Chibi stai invecchiando, anche i tuoi insulti stanno diventando stantii” l’altro rispose facendo una linguaccia;

 

Il vino invecchiando migliora. Tu no”

 

Stavano per mettersi a litigare come accadeva ogni volta.

 

Inaspettatamente fu Chuuya il primo a calmarsi, cercando di darsi un contegno.

 

Fingerò di non averti visto e ognuno andrà per la sua strada, allora ci sta?”

 

Eh? Sei davvero crudele chibi”

 

Ma che cazzo vuoi. Non hai niente di meglio da fare che darmi il tormento. Al contrario di te si dia il caso che sia impegnato” Dazai trattenne a stento le risate;

 

Champagne? O forse ancora un Romané-Conti? Sappiamo entrambi che non c’è nessuno ad attenderti” Suonò sbagliato pure alle sue orecchie ma al momento non se ne curò. Si conoscevano da troppo tempo, era certo che il rosso non se la sarebbe presa per una battuta simile.

 

Sei davvero uno stronzo”

 

Ma ti piaccio per questo no?” Chuuya arrossì. Non aveva negato e se ne erano accorti entrambi.

 

Cazzo.

 

Dazai fece un passo in avanti e il rosso si trovò ad indietreggiare fino a che le sue spalle non toccarono il muro del vicolo nel quale si trovavano. Era una situazione assurda. Surreale. Che nessuno dei due aveva previsto e di cui inconsciamente entrambi temevano l’epilogo.

 

Chuuya” il possessore di Arahabaki alzò lo sguardo sentendosi chiamare. Fu l’ennesimo errore di quel giorno. Dopo aver incrociato gli occhi del ex dirigente sapeva di non avere scampo, di aver segnato la sua condanna.

 

Qualsiasi risposta morì ancora prima di lasciare le sue labbra imprigionate da quelle di Dazai.

 

La dolcezza di quel contatto stupì entrambi e durò solo una frazione di secondo prima che la passione esplodesse avvolgendoli in una spirale di lingue e lussuria. Era come se entrambi avessero agognato quel momento.


Non era previsto, era stato un gesto completamente istintivo, dettato
completamente dall’impulso. Dazai se ne rendeva perfettamente conto.

Quel bacio che si era scambiato con Chuuya però poteva racchiudere e riassumetre tutto il suo stato d’animo. Era da quella fatidica sera che non riusciva a ragionare lucidamente, che i suoi pensieri continuavano ad essere rimescolati dalle emozioni più diverse. Ma forse a voler essere totalmente sinceri era iniziato tutto molto prima, quando si erano rivisti in quel sotterraneo. Quando avevano lottato tra loro.

 

Odiava il rosso, era la sua sola certezza, era tutto il resto a preoccupare il detective.

Perché, Dazai lo sapeva, per lui Chuuya non era solo il contenitore di Arahabaki, era stato il suo partner, una delle persone, dopo Odasaku a conoscerlo meglio delle proprie tasche.

Aveva sempre pensato a lui come un cane fedele da sfruttare per il proprio tornaconto ma sapeva benissimo come ormai non potesse essere solo quello che li univa.

 

Erano passati quattro anni, meno di un lustro da quando Odasaku era morto tra le sue braccia. Non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno, come le proprie ormai sporche di sangue.

Da quel momento in poi ogni cosa aveva perso senso. La vita stessa, che già prima di quel giorno era completamente incolore, era diventata inutile.

 

Dazai avrebbe tanto voluto morire in quel tramonto d'inverno insieme a Odasaku. Invece l’amico gli aveva strappato quella promessa, diventare un essere umano migliore, era l’unica cosa che gli aveva impedito di suicidarsi, che lo teneva ancorato a quell’esistenza priva di senso e di ogni calore e colore.

 

Diventare una persona migliore, un uomo di cui Oda sarebbe potuto andare fiero, era stato questo a mantenerlo in vita in quei quattro anni. Non era stato facile. Aveva dovuto rimanere nascosto per riabilitare il proprio nome. Poi l’Agenzia lo aveva accolto ed aveva iniziato a vivere di nuovo. Era come se gli fosse stata concessa una seconda possibilità.

Osamu Dazai era una persona diversa dall’individuo che era stato il più giovane dirigente nella storia della Port Mafia, il pupillo del Boss Mori. La morte di Oda lo aveva cambiato, riscrivendone i tratti, trasformandolo completamente. Plasmandolo in qualcosa di diverso dall’essere umano che era un tempo. Dazai era vuoto e privo di sentimenti, credeva di essere un involucro senz’anima.

 

Con la morte di Oda aveva scoperto di possedere un cuore. Vi erano emozioni che fino a quel giorno aveva cercato di sopprimere e soffocare dentro di sé sotto strati di bende e cinismo. Odasaku però aveva capito come questa fosse solo una maschera. Aveva scavato nel suo animo fino a trovare quei sentimenti che lo rendevano umano.

 

Era stato in quel momento che Dazai aveva capito di essersi innamorato di lui. Quando il dolore era diventato insopportabile tanto da non lasciargli nemmeno modo di respirare. Sarebbe annegato in quelle emozioni se Oda stesso non gli avesse mostrato come uscirne. Gli aveva dato uno scopo, una ragione alle quale aggrapparsi. Odasaku lo aveva salvato, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Era stato semplicemente tutto e l’aveva perso. Aveva giurato a se stesso che nessun altro avrebbe mai potuto prendere quel posto nel suo cuore ma non aveva fatto i conti con la realtà. C’era già qualcuno, una persona che non lo aveva mai lasciato, ma fino a poco fa non se ne era mai reso conto.

 

Osservò nuovamente il viso di Chuuya. Era incazzato, confuso ma c’era altro, una sfumatura in quello sguardo che non aveva mai visto e non avrebbe saputo riconoscere.

La verità era che con Chuuya era diverso, lo era sempre stato. Con il rosso le emozioni si erano sempre manifestate chiaramente, alla luce del sole, era il possessore di Arahabaki a tirargliele fuori con una forza che non aveva mai compreso.

 

Con Odasaku tutto era stato semplice anche se solo alla fine era arrivato a comprendere i sentimenti che provava per lui.

 

Il suo rapporto con Chuuya ricordava un giro sulle montagne russe, altalenante, pericoloso ma allo stesso tempo eccitante. Odasaku lo aveva sempre in qualche modo rassicurato, lo aveva definito un balsamo per la sua anima. Il rosso al contrario era puro istinto, un fuoco che lo incendiava. Era pericoloso perché non sapeva come domarlo.

 

In quel momento , con quel bacio, Dazai sapeva di aver in un certo senso preso la propria decisione. Era ora di lasciarsi alle spalle il proprio passato, i propri errori, doveva voltare pagina.

Non era facile. Non avrebbe mai rinnegato né il proprio passato né quel sentimento per l’amico, si trattava solo di guardare avanti.

 

Quando si staccarono entrambi non dissero una parola rimasero solo a fissarsi per quella che parve un’eternità. Dazai cercò ancora delle risposte in quegli occhi blu così diversi da quelli di Odasaku ma allo stesso tempo non meno intensi.

 

Senti” provò ad articolare Chuuya ma Dazai lo interruppe posandogli una mano sulle labbra ancora arrossate.

 

E’ stato un errore. Non si ripeterà” il rosso però non sembrava molto incline ad accettare la sua proposta. Dazai era pronto a ricevere la sfuriata che sapeva sarebbe seguita;

 

Che cazzo significa? Non puoi baciare la gente in quel modo e poi fare finta che non sia successo” appunto.

 

Lo sto facendo”

 

Sei ancora più stronzo di quanto ricordavo”

 

Sono solo realista. Ora non sono più un dirigente della Port Mafia ma lo sei tu. Se scoprissero che ti frequenti con il nemico”

 

Ah? Così ora sei diventato il nemico?” Non voleva ma riuscì’ ad essere più ironico di quanto avesse previsto.



 

Penso solo che sia il meglio per tutti Chibi”

 

Il meglio per tutti o per te?”

 

Dazai preferì non rispondere a quella domanda avviandosi per i vicoli oscuri, mani in tasca. Abbandonando il rosso sul punto di esplodere.

 

Non aveva più rivisto Chuuya ma aveva pensato a quel bacio ogni secondo in quelle settimane.



 

***



 

Te lo chiederò un’ultima volta Dazai, sei sicuro che non sia successo nulla?” Il moro accennò ad un sorriso talmente falso che pure Atsushi avrebbe potuto facilmente smascherarlo figuriamoci un grande detective.

 

Certamente. Ora se vuoi scusarmi mi sembra di aver sentito Kunikida-kun. Si e’ proprio lui. Ha bisogno di me. Grazie per l’aiuto” e si dileguò prima che Ranpo potesse aggiungere altro.

 

In quel momento la giovane tigre e Kyouka raggiunsero il detective.

 

Che cosa è successo a Dazai-San?” Chiese innocentemente Atsushi

 

Anche secondo voi è strano?” Entrambi i ragazzini annuirono;

 

Sono un paio di settimane che non saprei, mi sembra più sbadato del solito si e con la testa fra le nuvole”

Non sembra il solito Dazai-san” fu la semplice e monocorde risposta di Kyouka. Seguita dall’ennesimo segno di assenso da parte di Jinko.



 

***



 

Dazai aveva preferito ignorare il problema. Non serviva un genio per comprendere come i suoi sogni fossero semplicemente la manifestazione dei propri pensieri.

 

Una situazione più grande, qualcosa in sospeso, ogni cosa parlava di Chuuya o era semplicemente la sua mente a ricondurla al vessillo di Arahabaki. Si toccò distrattamente le labbra. Il ricordo di quel bacio non ne voleva sapere di lasciarlo.

 

Si era recato al cimitero dove riposava Odasaku. Quando aveva bisogno di rimanere solo con i propri pensieri quello era il luogo adatto;

 

Sai Odasaku. Ho appena scoperto di essermi innamorato di quella Lumaca. Non ridere è una cosa seria. So che accostare il concetto di amore a una persona come me sia strano. Non lo avevo previsto. Non avevo predetto molte cose, come la tua morte, o come quello che provavo anche per te. Perchè vedi, prima di Chuuya c’eri tu. Mi manchi Odasaku. Mi mancano le nostre chiacchierate. Le serate al Lupin. Mi mancano quei giorni. Se non fossi morto non mi sarei mai innamorato di quel tappetto isterico. Ma non avrei nemmeno lasciato la Mafia, chissà come sarebbe stato…”

Il sonno lo colse nel bel mezzo di quella confessione.

 

E fu così che lo trovò Chuuya, appisolato sulla lapide di Odasaku



 

***

 


Finalmente il suo più intimo desiderio sembrava essere sul punto di realizzarsi.


 

Dazai Osamu stava per morire. In quel momento ne aveva l’assoluta quanto matematica certezza. Ed era giusto così. Era così che sentiva come le cose sarebbero dovute andare, sin dal principio. Era arrivato all’epilogo della storia, una perfetta conclusione per quella vita. Non provava dolore ne rammarico. Era sereno mentre si preparava a cadere nel vuoto.


Spalancò le braccia cercando di godersi appieno ogni momento.


 

L’ormai ex detective ex dirigente della Port Mafia aveva solo un unico rimpianto, mentre procedeva verso la fine, che sembrava di minuto in minuto più vicina; non avrebbe rivisto Chuuya, detto addio. Si chiese il perché. Perchè aveva scelto di buttarsi nel vuoto, la lumaca ne avrebbe sofferto. Cacciò quel pensiero in un angolo della propria mente.


Piegò le labbra in un ultimo sorriso, beandosi nuovamente della sensazione data dal cadere nel vuoto. Si sentiva così leggero. In pace.

 

Venne strappato da quel sogno bruscamente.

 

Aprì gli occhi solo per trovarsi il viso di Chuuya ad una spanna dal proprio. Si era addormentato, aveva nuovamente sognato di cadere.

 

Questa volta però una parte dei suoi pensieri si era rivolta al rosso. Aveva pensato a lui prima della fine.

 

Mi hai fatto preoccupare stronzo. Credevo fossi morto”

 

Se volessi morire non lo farei in questo modo”

 

Già, in effetti è da un po' che hai smesso con quel tuo macabro hobby”

 

Cosa vuoi?” tagliò corto Dazai

 

Parlare”

 

Bè non ho voglia di parlare con te. Non qui”

 

Già. Era lui vero? È la sua tomba?” Dazai annuì

 

Solo dopo essere stato promosso a dirigente il Boss mi ha mostrato quei file. La Mimic. Solo allora ho scoperto chi era Oda Sakunosuke. Odasaku”

 

Hai scoperto il motivo per cui me ne sono andato”

 

Già”

 

Io ho perso molti compagni. Non avrei mai avuto la forza di prendere quella decisione”

 

siamo diversi”

 

Lo amavi vero?”

 

Quando eravamo insieme smettevo di pensare. Non so cosa eravamo ma eravamo un qualcosa.”

 

capisco”

No non capisci” disse Dazai prima di alzarsi e baciarlo a tradimento. Il rosso provò a divincolarsi ma il detective lo strinse solo di più a sé.

 

stronzo” furono le prime parole che gli rivolse non appena si separarono.

 

Ho avuto modo di pensare” iniziò Dazai

 

Ah? Che cazzo stai dicendo?”

forse questa cosa tra noi…” questa volta fu il rosso a non lasciarlo finire. Si gettò su di lui e finirono con il rotolare a terra.

 

Quando si separarono Dazai scoppiò a ridere;

 

Che cazzo c’è ora?”

 

Niente solo che preferisco questo genere di caduta” Chuuya lo guardò senza capire ma il moro tornò a zittirlo con l’ennesimo bacio.

 

Il sole stava tramontando e presto un nuova alba li avrebbe raggiunti.

 

Sarebbe stato un nuovo inizio.










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