Mar. 5th, 2022

europa91: (Default)
 

Cow-t 12 – Terza settimana – M1 

Prompt: Distopia

Fandom: Bungou Stray dogs

Rating: SAFE (Angst finale)

Numero Parole: 4548

Note: EVA AU.




Quando Atsushi era tornato in città il suo unico desiderio era stato quello di vedere suo padre. Le loro strade si erano divise tanti anni prima, in una stazione, quando l’uomo si era voltato e aveva lasciato il proprio figlio in lacrime. Di lui, Atsushi sapeva solo che era diventato il comandante in capo della NERV e che, in poche parole, dirigeva il luogo in cui lo stavano scortando. Non appena era arrivato alla stazione un certo Doppo Kunikida si era presentato a lui spiegandogli come avesse ricevuto precise istruzioni per condurlo dal Comandante. Atsushi era rimasto in silenzio per gran parte del viaggio in auto che ne era seguito. Kunikida-san sembrava una brava persona, tutta d’un pezzo ma forse un pò troppo ligio al proprio dovere. Atsushi aveva notato che portava con sé un taccuino in cui aveva annotato parecchie informazioni sul suo conto. Sembrava uno strambo professore, o almeno, questa era stata la prima impressione che aveva avuto su di lui.


“Il comandante ha sorpreso tutti” disse all’improvviso l’uomo biondo, svoltando una curva forse troppo velocemente. Atsushi lo fissò senza capire, inchiodato al sedile passeggero; stringendosi meglio alla propria cintura di sicurezza;


“Nessuno sapeva che avesse un figlio. Lo credevamo sposato con il proprio lavoro” il ragazzino si trovò a sorridere, rilassandosi un poco e prendendo tra le mani un vecchio walkman. Si mise a fissarlo prima di iniziare a sua volta a parlare;


“Sono cresciuto in un orfanotrofio. Della mia infanzia ho solo un vivido ricordo ed è mio padre che mi abbandona” Kunikida avrebbe potuto domandare di sua madre ma aveva letto sul rapporto che aveva ricevuto di come avesse perso la vita in un tragico incidente quando Atsushi era molto piccolo. Non faticò ad immaginarsi il leader della NERV preferire il lavoro alla famiglia. Probabilmente anche lui avrebbe fatto lo stesso.


“Non so cosa voglia da me nè perchè all’improvviso abbia tutta questa voglia vedermi” aggiunse tranquillo. 


Kunikida levò una mano dal volante ma solo per potersi sistemare meglio gli occhiali sul proprio naso. Lui ovviamente era al corrente di tutto; sapeva cosa avesse spinto Mori Ougai a richiamare il figlio in città. Volevano che Atsushi pilotasse un Eva. Kunikida per un solo istante ebbe pietà di quel ragazzino così giovane e ingenuo. Troppo, per essere coinvolto in una simile guerra.


Atsushi era quanto più dissimile ci fosse dal comandante. Doppo decise di tornare a concentrarsi sulla strada. Non erano affari suoi, doveva solo eseguire gli ordini. 


Alla fine, se l’era aspettato. Atsushi sapeva di non dover riporre molte speranze verso il proprio padre. L’aveva richiesto solo per fargli pilotare un mostro e combattere contro creature altrettanto orribili. Il giovane dai capelli argentei si prese il volto tra le mani, cedendo ad un momento di sconforto. In fondo suo padre non lo aveva mai amato, si era davvero aspettato qualcosa di diverso dal Boss Mori Ougai? Quell’uomo era un completo estraneo, in fondo non si conoscevano. Condividere lo stesso sangue non era sufficiente a creare dei legami.


Fu in quell'istante che per la prima volta il suo sguardo incontrò quello di un’altra figura presente a pochi metri da lui. Si era avvicinato silenziosamente, tanto che Atsushi non si era accorto della sua presenza fino a quando non gli era praticamente arrivato di fronte.


“Chi sei?” aveva domandato osservando quel ragazzo e i suoi curiosi capelli bicolori.


“Sono Sigma” la freddezza di quella risposta aveva colpito profondamente il third Child; come era stato ribattezzato alla base.


“Sei anche tu un pilota?” tentò di nuovo, asciugandosi le lacrime con la manica della camicia, cercando di darsi un contegno, non voleva dare l’impressione di essere uno smidollato. 


“Si piloto l’Eva 00” rispose con lo stesso tono monocorde. Atsushi però non si lasciò scoraggiare. Sembravano avere la stessa età, aveva bisogno di qualcuno che potesse capire il suo stato d’animo; forse Sigma avrebbe potuto in qualche modo comprenderlo.


“E’ da molto che sei qui? Dove sono i tuoi genitori?” Sigma per la prima volta sembrò interessato alle sue parole;


“Non ho dei genitori. Il Boss Mori è il mio tutore” in quel momento, un sentimento molto simile alla gelosia si impossessò di Atsushi. Era come se suo padre lo avesse in qualche modo sostituito. Faceva male. Come poteva soffrire tanto per uno sconosciuto, continuando inutilmente a cercare di ricevere un affetto che non aveva mai avuto.


Corse fuori dall’edificio. Aveva bisogno di prendere fiato. Il sole stava tramontando sulla città e intorno a lui regnava un silenzio quasi irreale. Il panorama era diverso da quello che aveva sempre ammirato all’orfanotrofio dove era cresciuto. Il mondo era completamente cambiato dopo il Second Impact. Lui non ricordava di cosa ci fosse prima, era poco più che un bambino quando avvenne quel cataclisma che aveva per sempre stravolto la vita della razza umana.


Nuovamente non si accorse di essere stato raggiunto.


“E’ bellissimo non è vero?” Questa volta a parlare era stato un uomo alto dai capelli mossi e corvini. Indossava un camice di laboratorio e poteva intravedere dei bendaggi sotto quei vestiti. La trovò una cosa curiosa e stranamente preoccupante.


“Atsushi-lun giusto? Sei il figlio del comandante Mori” il ragazzino annuì confuso, mentre osservava il profilo del giovane uomo a qualche metro da lui.


“Dazai Osamu, faccio parte del team di ricerca. In poche parole sto lavorando sul Eva che piloterai” Atsushi tornò a fissare il tramonto, piegando leggermente le labbra di fronte a quell’inaspettata confessione


“Siete davvero sicuri che io possa essere di una qualche utilità?” Dazai finse di pensarci;


“Per esserne certi dovremo aspettare domani e vedere i risultati dei test ma ci sono buone possibilità che abbiate un alto grado di sincronia”


“Ho incontrato Sigma-kun” non seppe perché ma sentì il bisogno di confidarsi con quell’uomo 


“Oh Sigma giusto, il first Child. Domani lavorerete insieme. Il Boss ha grandi progetti per voi” continuò tutto contento. Atsushi smise di ascoltarlo. Tirò fuori dalla tasca del giaccone un walkman e digitò il tasto play. La musica si perse nell’aria.


***


Come previsto da Dazai, il suo grado di sincronia con l’Eva era quasi perfetto. Atsushi sembrava destinato a dover guidare quell’essere. Tutti al laboratorio erano entusiasti ed estasiati dall’esito di quei test, tutti, tranne il soggetto interessato.


Atsushi avrebbe pilotato l’Eva solo per ottenere l'approvazione di suo padre, solo per sperare di ricevere una qualche parola gentile da lui, un complimento. Non gli importava nulla delle parole di Dazai, Kunikida o dell’intera squadra di ricerca, ad essere sincero non gli importava neppure di Sigma e della sua freddezza. Anche se una parte di lui avrebbe tanto desiderato avvicinarsi al First child per comprenderlo meglio. Atsushi aveva notato come gli occhi del giovane fossero spenti, come quelli di una bambola senz’anima. C’era un qualcosa in Sigma che lo spingeva a lui, che lo attraeva con la forza di un magnete.


“Sigma-kun”


Frequentavano la stessa scuola, insieme ai figli di altri impiegati della NERV. Anche in un ambiente come quello, il suo collega manteneva lo stesso atteggiamento freddo e distaccato che l’aveva contraddistinto sin dal loro primo incontro. Sigma rimaneva inavvicinabile nel suo silenzio e nella strana aura che sembrava avvolgerlo e racchiuderlo.


Atsushi aveva cercato di approcciarsi a lui in ogni modo ma con scarsi risultati.


Il ragazzo dai capelli bicolori lo aveva come sempre osservato da lontano per poi riprendere la propria strada. Atsushi non capiva quel comportamento, come non comprendeva la sua ossessione nel voler tentare di intavolare un qualche tipo di rapporto con lui.


Doppo Kunikida era diventato il suo tutore legale. Atsushi si era stabilito a casa sua. La convivenza non fu facile ma divertente. Aveva scoperto tante piccole cose su quell’uomo, come la sua abitudine di annotare ogni più piccola curiosità sul suo fido taccuino. All’inizio Atsushi pensava si trattasse solo di un’agenda di lavoro, invece, quello strumento era integrante nella vita del giovane. Kunikida era attento, metodico, eppure maldestro ai fornelli, tanto che ogni sera gli serviva pasti precotti con la scusa di essere rincasato troppo tardi per cucinare. 


Questo loro piccolo equilibrio fatto di quotidianità cessò una mattina d’estate quando vennero richiamati con l’ordine di recarsi su di una base navale in pieno pacifico. Dall’ormai semi distrutto continente europeo stava arrivando un Eva che li avrebbe aiutati nella lotta contro gli angeli. Ovviamente insieme a lui arrivò anche il suo pilota.


Akutagawa Ryuunosuke aveva quattordici anni esattamente come Atsushi. I suoi genitori erano giapponesi ma si erano recati in Germania poco prima del Second Impact per delle importanti ricerche, e lì avevano trovato la morte. Akutagawa ricordava poco di loro. Era diventato pilota perché fossero orgogliosi di lui ma non lo avevano mai visto all’opera. Con Atsushi fu odio al primo sguardo.


“Questo sarebbe il Third Child? Che delusione” furono le prime parole che gli rivolse una volta che furono faccia a faccia. Aveva parlato in tedesco e il ragazzo dai capelli argentei non aveva capito una parola; 


“Riproviamo” disse, questa volta in giapponese “Sei una delusione. Il famoso Third Child ti immaginavo diverso. Chuuya-san siamo sicuri che sia veramente il figlio del comandante?” l’uomo a cui si era rivolto stava scendendo in quel momento dall’aereo che li aveva condotti su quella nave. Aveva i capelli rossi nascosti da un cappello nero che con il vento faticava a restare al proprio posto. Il primo dettaglio che Atsushi non poté impedirsi di notare fu la sua scarsa altezza.


“Chuuuuuuya non posso crederci” le urla di Dazai arrivarono a coprire persino le ali dell’elicottero, seguite immediatamente da quelle dell'uomo tirato in causa;


“Stronzo che cazzo ci fai tu qui?”


“Potrei dirti la stessa cosa Lumaca! Ma non stavi in Francia con i servizi segreti? Cosa hai combinato? Hai forse fatto infuriare Verlaine-san?” Il rosso smise di imprecare e parve calmarsi un attimo.


“Rimbaud è morto. La Francia e mezza Europa sono ormai cadute. Per questo hanno deciso di trasferire l’Eva e il suo pilota in Giappone, dove gli attacchi degli angeli sembrano incrementati e dove la vostra linea di difesa non è ancora caduta”

Dazai sembrò ragionare;


“Questo però non spiega perché tu sia qui!” 

 

Inaspettatamente fu Akutagawa a rispondere, facendo voltare tutti verso di lui,


“Il comandante Verlaine ha scelto di mandare suo figlio probabilmente per proteggerlo, si è imbarcato in una missione suicida…” 


“Sta zitto” ma ormai era tardi. Sia Atsushi che Dazai avevano capito. Kunikida insieme a loro si era fino in quel momento mantenuto in silenzio. Decise di sciogliere il proprio riserbo.


“La cosa importante è che, sia l’Eva 002 che il suo pilota siano arrivati sani e salvi”


“Kunikidaaa-san sempre così ligio al dovere, potresti fingere che ti importi qualcosa dei nostri alleati europei” fu Chuuya a rispondere questa volta, ma solo per zittire Dazai;


“L’Europa ha perso la guerra. Non c’è altro che possiamo fare, solo accettarlo” il moro si avvicinò a lui. Atsushi trattenne il fiato certo che la reazione del rosso sarebbe stata in qualche modo caotica;


“Allora perchè mi sembri sul punto di piangere” gli fece notare con un ghigno di superiorità;


“Vaffanculo Dazai”


Akutagawa prese Atsushi per un braccio;


“Non me ne frega niente del fronte europeo né di quei vecchiacci. Grazie al mio intervento il Giappone vincerà. Potrai ringraziarmi domani quando sarà tutto finito” il ragazzo era a bocca aperta. Akutagawa era l’esatto opposto di lui, ostentava una sicurezza senza precedenti.


“Cosa ti ha spinto a diventare un pilota?” gli chiese quella sera, quando furono nuovamente soli, all’aria aperta, sul ponte di comando. Akutagawa prese ad osservare un punto indefinito davanti a lui, preferendo quello che incrociare gli occhi di Atsushi. Non gli doveva niente, in fondo si conoscevano da meno di ventiquattro ore.


“Per la mia famiglia. Perché potessero essere fieri di me” ammise dopo interminabili minuti di silenzio. Atsushi sorrise. Era il suo stesso motivo.


“Credevo che mio padre volesse passare del tempo con me. Invece mi ha praticamente obbligato ad essere un pilota” quelle poche parole bastarono a scatenare l’ira di Ryuu.


“Ancora con questo atteggiamento vittimistico che proprio non sopporto. Non mi pare che nessuno ti abbia obbligato ad essere qua, non ti tengono in catene o forse mi sbaglio. Tuo padre è il Comandante della NERV, credi che abbia davvero il tempo per occuparsi di te? Ma oltre a questo, almeno è vivo. Puoi ancora ricevere una qualche parola gentile da lui, un complimento”


Atsushi prese a fissarlo completamente senza parole. Akutagawa aveva ragione eppure non si sentì rassicurato. Aveva nuovamente voglia di piangere;


“Sei solo un moccioso senza spina dorsale. E’ meglio per tutti se te ne torni da dove sei venuto. Ci penseremo io e il mio Eva a sconfiggere gli angeli. Non abbiamo bisogno di uno smidollato come te” e detto questo se ne andò incamminandosi verso la sua cabina. 


Dazai che aveva assistito all’intera conversazione decise di avvicinarsi al Third Child, dandogli una leggera pacca sulla spalla che lo fece sobbalzare dallo spavento.


“Scusami non volevo, ma ho finito per origliare. Tutto bene, cioè stai bene?” Dazai era la prima persona, insieme a Kunikida che dimostrava di preoccuparsi in qualche modo per lui. Quel pensiero lo fece sentire immediatamente meglio.


“Si certo. Akutagawa-kun ha ragione. Devo smetterla di comportarmi come un bambino” Dazai si mise a ridere ma non con l’intento di prenderlo in giro. Era una risata dolce, rassicurante, come quella di un amico o un fratello maggiore;


“Hai solo quattordici anni. Ogni tanto avrai il diritto di comportarti come un bambino. Non sei un adulto”


“Tutti si aspettano così tanto da me, non voglio deluderli”


“Non vuoi deludere tuo padre e lo capisco. Ma ogni tanto dovresti pensare a cosa desideri realmente. In fondo questa non è la tua guerra. Come ha ripetuto anche Akutagawa poco fa, nessuno ti costringe a rimanere e combattere” Atsushi si asciugò il volto con la manica della camicia. Non stava piangendo ma sentiva che le lacrime presto sarebbero arrivate ugualmente. Non era abituato a provare così tante emozioni tutte insieme. Dazai gli diede una leggere carezza sui capelli aregentei e poi fece per andarsene;


“Pensaci su. E fila a letto” disse prima di lasciarlo nuovamente solo con i propri pensieri.


***


“Cosa hai detto a quel moccioso?” Chuuya lo aspettava a braccia incrociate davanti alla porta della propria cabina. Dazai non ne sembrò per nulla sorpreso, l’aveva sentito arrivare. Erano stati partner per anni, c’erano cose che non avrebbe mai potuto dimenticare, come il suono che accompagnava i passi del rosso e quali fili muovere per fargli saltare i nervi. Alzò entrambe le braccia a mò di resa;


“Solo la verità. Non è obbligato a rimanere, può andarsene quando vuole”


“Sei un idiota”


“Sai che ho ragione. Atsushi-kun è ancora un bambino. Gli è stato affidato un onere troppo gravoso. Non può portare un simile peso sulle proprie spalle”


“Per questo ho portato Akutagawa e il suo Eva dalla Germania, cosa credi? Il Boss Mori avrà già calcolato tutto, sarà parte del suo piano” davanti a quell’affermazione Dazai strinse i denti.


“Hai ragione. Ma non dimenticarti di una cosa Chibi, gli esseri umani sono meravigliosi proprio per la loro imprevedibilità. Atsushi è molto più umano di tutti noi, oltre che sensibile. Basta un niente perché decida per se stesso” il rosso non capì dove volesse andare a parare;


“A cosa stai mirando veramente Dazai?” indagò. Il moro gli sorrise;


“Alla salvezza dell’umanità ovviamente” quella risposta gli fece venire da ridere;


“Un tempo provavi a toglierti la vita ogni giorno, cosa ne è stato di quel moccioso eh?”


“Ricordi Odasaku?” Chuuya cercò di fare mente locale. Si era un amico di Dazai, se non ricordava male era morto poco dopo il Second Impact o forse direttamente quel giorno;


“E’ solo merito suo se ho accettato questo lavoro nel team di ricerca. Possiamo dire che sia proprio merito suo e della madre di Atsushi-lun se gli Eva esistono. In poche parole, lo sto facendo per lui” Quelle parole così sincere e così fuori luogo per essere state pronunciate da Dazai provocarono uno strano senso di smarrimento in Chuuya che si trovò nuovamente ad imprecare sottovoce. 


Dazai era diverso dal ragazzino che aveva lasciato, quella era la prima volta che se ne rendeva conto, era come trovarsi di fronte ad una persona completamente diversa. Il moro si avvicinò con due ampie falcate, arrivando ad una spanna dal suo volto. Si era leggermente chinato purché potessero essere alla stessa altezza.


“Tra di noi non è cambiato nulla” sussurrò. Chuuya ebbe solo voglia di prenderlo a pugni. Allungò le braccia solo per spingerlo via. Respingere Dazai era l’ultima cosa che voleva in quel momento ma sentiva il bisogno di prendere le distanze da quel vecchio partner che nonostante tutto, aveva ancora la capacità di fargli perdere il senno e in più di un senso.


Il moro non se la prese. Aveva previsto anche quella reazione. C’era stato un tempo in cui lui e Chuuya erano stati qualcosa, poi la vita aveva scelto per loro e li aveva condotti ad intraprendere strade differenti. Dazai era cambiato dopo la morte di Odasaku o, più in generale, dopo il Second Impact, ma quello era successo un pò a tutti. Dopo quel fatidico giorno l’umanità intera non sarebbe stata più la stessa.


Il corpo di Dazai era segnato dalle cicatrici di quell’esplosione, come il suo animo portava quelle della morte dell’amico. Non aveva mai confessato nulla a Chuuya, era un peso che doveva portare da solo, un peccato che stava ancora espiando.


Una parte di lui avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente, anche con il proprio partner. Non avrebbe mai voluto lasciarlo. Dazai sapeva che Chuuya aveva accettato di partire per l’Europa dopo aver ricevuto l’ennesima delusione da lui. Con il senno del poi forse era stato meglio per tutti.


Il destino beffardo però li aveva di nuovo portati ad incontrarsi. Per giunta su di una portaerei in mezzo al Pacifico. Non vi erano vie di fuga, non potevano scappare a quel confronto che entrambi desideravano e che a lungo avevano evitato.


“Chuuya” si lamentò con lo stesso tono di un bambino capriccioso;


“Che cazzo pretendi? Che le cose tornino magicamente come una volta? Non possiamo Dazai e lo sai benissimo anche tu” concluse abbassando lo sguardo. Dazai non si arrese;


“Mi dispiace” bastò solo quello. Il rosso reagì prima di quanto si fosse aspettato e lo inchiodò al muro con un bacio che entrambi avevano agognato sin dal primo momento in cui si erano re incontrati.


“Nella tua cabina. Ora” Il moro sorrise lasciandosi trascinare dal più piccolo che aveva già aperto la porta dietro di lui.


***


Il rapporto tra Atsushi e Akutagawa non migliorò nei giorni successivi. Anche il Second Child finì con l’essere ospitato da Kunikida e questo provocò letteralmente la fine di qualsiasi pace o tranquillità domestica.


Atsushi aveva capito come il proprio compagno di squadra avesse un profondo rispetto per Dazai-san oltre che probabilmente covare una cotta per lui. Quando il moro ricercatore era nei paraggi Ryuu diventava improvvisamente silenzioso ed impacciato. Atsushi lo osservava divertito trattenendosi dal ridere.


Diverso invece rimaneva il suo rapporto con Sigma. Da sempre quel ragazzo sembrava inavvicinabile da chiunque persino dallo stesso Akutagawa.


“Senti un pò bambolina se non vuoi aiutare almeno vedi di non intralciarmi” Quel giorno Atsushi era certo che sarebbero finiti con il litigare o alle mani.


Sigma invece non sembrò aver colto la provocazione ma che nemmeno gli importasse;


“Eseguo solo gli ordini” aveva risposto facendo ovviamente imbestialire il Second Child. Era servito l'intervento di Chuuya e Dazai per calmare gli animi.


“Quanto mi fa incazzare. Ha un atteggiamento troppo sottomesso. E’ peggio di te” Atsushi non aveva obiettato. Quando Akutagawa faceva così sapeva che era meglio lasciarlo sbollire.


“Questa sera il quattrocchi ha l’ennesima riunione e ha detto che farà tardi” aveva aggiunto prima d’infilare la chiave nella serratura. Atsushi aveva sospirato per l’ennesima volta in quella giornata 


“Dazai-san l’ha obbligato ad uscire con lui e Chuuya-san” 


“Condoglianze”


“Già. Credo che non lo rivedremo fino a domani mattina”


“Quindi?”


“Cosa?”


“Che vogliamo fare?”


“Come?” Atsushi era certo di essersi perso un passaggio di quella conversazione;


“La cena. Intendevo che vogliamo fare per cena” come sempre aveva frainteso. Arrossì.


“Quello che vuoi. Controlliamo che ci sia qualcosa in frigo” infatti era vuoto


“Ordino l’asporto. Del cibo cinese va bene?” 


“Si”


“Vuoi fare tu la doccia per primo?” Atsushi arrossì nuovamente.


“No vai tu”


“Sei strano oggi Jinko”


Era da qualche tempo che Akutagawa aveva preso a chiamarlo con quel soprannome, tutto era iniziato con il fatto che Atsushi, durante il fallimento di un test, gli avesse ricordato un gattino spaventato. Il ragazzino se l’era presa sostenendo di non esserlo, quando Dazai come sempre ci aveva messo del suo: 


“Ma Atsushi-kun è una tigre feroce, giusto Kunikidaaaa-kun?!”


Così il soprannome era rimasto e doveva ammettere che in fondo non gli dispiaceva. Dopo un primo momento di smarrimento la presenza di Akutagawa era diventata se non propriamente piacevole, almeno rassicurante.


“E ora si può sapere che c’è?!”


Ryuu era davanti a lui con solo l’accappatoio indosso e lo fissava spazientito


“Sei davvero un moccioso” aveva detto prima di avvicinarsi e lasciargli un veloce bacio a stampo sulle labbra. All’inizio Atsushi non aveva capito cosa stava succedendo. Quando riprese coscienza di sè indietreggiò di un paio di passi completamente rosso in volto;


“Ripeto, sei un cazzo di moccioso. Non dirmi che era il tuo primo bacio”


Il silenzio che ricevette in risposta fu abbastanza eloquente. 


“Cazzo Jinko” 


Atsushi si chiuse in camera per il resto della serata con mille pensieri che si agitavano nel suo animo. Era l’alba quando finalmente riuscì ad addormentarsi


***


“Allora come vanno le cose tra te e Akutagawa?” Non c’era alcuna malizia nella frase di Dazai ma Atsushi non riuscì ad impedirsi di arrossire di fronte a una simile domanda.


“Bene” l’uomo sorrise intuendo più del necessario; quei ragazzini erano fin troppo semplici da leggere e lui aveva puntato su di loro sin dal primo momento in cui li aveva visti insieme sul ponte;


“I vostri livelli di sincronia sono buoni ma non eccellenti, per la prossima missione dovrete lavorare meglio sulla vostra intesa” 


Non ci furono altri momenti in cui ebbero modo di indagare su quegli acerbi sentimenti che stavano germogliando dentro di loro. Gli attacchi degli angeli si fecero sempre più frequenti e gli ingranaggi del destino si erano messi in moto travolgendoli con tutta la propria intensità.


Atsushi avrebbe solo desiderato avere più tempo. Sia per comprendere il suo legame con Akutagawa sia per indagare su ciò che in qualche modo lo ancorava a Sigma. 


Ormai era giunto il momento delle decisioni importanti, erano alla resa dei conti finale. Non ci sarebbe più stato spazio a dubbi o incertezze. Ad Atsushi sarebbe toccato l’ingrato compito di scegliere se proteggere o distruggere l’umanità intera. 


Non avrebbe mai voluto arrivare a quel punto. Una parte di lui sarebbe voluta fuggire il più lontano possibile.


"Piangere fa bene” gli aveva confidato qualche tempo prima Dazai;


“Io ricordo di averlo fatto solo una volta” aveva aggiunto qualche secondo dopo mentre fissava l’oceano davanti a loro


“Hai perso qualcuno? Forse la persona di cui eri innamorato?” si era azzardato a domandare il ragazzino, Dazai-san gli aveva sorriso


“Se fosse stato così non pensi che sarei morto insieme a lei? Comunque ho perso un caro amico, la persona per me più importante. E’ stato grazie a lui se sono diventato quello che sono ora, se ci siamo conosciuti”


In quel momento Atsushi avrebbe voluto chiedere un consiglio proprio a Dazai. Lui sapeva benissimo di non essere in grado di prendere una simile decisione, perché doveva toccare proprio ad uno smidollato come lui?


La voce di Akutagawa gli ronzava in testa, come anche quella di Sigma. Non era solo. Stavano combattendo in qualche modo tutti insieme. La decisione finale però sarebbe toccata a lui soltanto. Sentiva il panico crescere con ogni respiro.


“Qualsiasi scelta farai sono sicuro che sarà quella giusta” erano state le ultime parole che Dazai-san gli aveva rivolto, prima di fargli scudo con il proprio corpo e costringerlo ad entrare in un ascensore. Non lo aveva più rivisto. Era corso a bordo del proprio Eva e ora si trovava ancora al suo interno, mentre intorno a lui si stava scatenando letteralmente l’apocalisse o il Third Impact.


“Cosa vuoi realmente Atsushi?” 


“Voglio salvare tutti”


Lo voleva veramente, con ogni fibra del proprio animo. 


In quel momento non vi sarebbe stato più posto per i dubbi o le incertezze. Doveva salvare Sigma, Akutagawa, Dazai-san, troppe persone contavano su di lui o si erano sacrificate affinché potesse arrivare a quel punto. Avrebbe combattuto per la prima volta per se stesso, finalmente, ad un passo dalla fine Atsushi aveva compreso cosa voleva veramente. 


La voce di suo padre sarebbe rimasto l’eco di un pallido ricordo, ora erano altri i sentimenti che muovevano le sue gesta.


Atsushi quel giorno riuscì a provocare e impedire che il Third Impact distruggesse la Terra e il genere umano. 


Poi scomparve all’interno del proprio Eva. Sarebbe tornato solo quattordici anni dopo, quando una nuova minaccia si sarebbe presentata all’orizzonte.


***


Dazai si era ripreso. Le sue ferite si erano rivelate essere meno gravi del previsto. Sorrise, mentre Chuuya se ne stava sulla soglia della sua stanza d’ospedale; un mazzo di fiori tra le mani.


“Ancora nessuna notizia di Atsushi-kun?” aveva domandato il moro, mentre lo osservava poggiare il regalo dentro ad un vaso;


“Akutagawa e Sigma sono in ricognizione, ma ancora nulla”


“Si è fuso con il suo Eva”


“Sta zitto. Non possiamo saperlo”


“So di che parlo. Quando mai una mia previsione si è rivelata errata?” Chuuya imprecò. Era inutile cercare di ragionare con Dazai, lo portava sempre ad un fascio di nervi. La sua logica era inoppugnabile.


“Akutagawa è intrattabile” fu invece ciò che rispose ma solo per coprire il silenzio che si era venuto a creare tra di loro;


“A Ryuu manca Atsushi. E’ normale”


“Non parlare come se sapessi ogni cosa” Dazai sorrise;


“Mi ricordano noi. Come eravamo”


“Tra di noi non è andata a finire bene” ammise tra i denti;


“Tra di noi però non è ancora finita” Gli fece notare. Chuuya sbuffò azzerando la distanza tra di loro, per chinarsi e lasciargli un veloce bacio sulle labbra;


“Chuu!!! Sono commosso, a cosa devo tanto romanticismo?” Seguì uno scappellotto;


“Vedi di riposare. Che se non ti hanno ammazzato quelli della NERV ci penso io a darti il colpo di grazia” Dazai si fece di colpo serio;


“Cosa vogliamo fare?” chiese;


“Mi sembra ovvio che la NERV abbia cercato di distruggere la razza umana e scatenare il Third Impact.” Dazai annuì;


“Ho un piano”


“Come sempre. Perchè non ne sono affatto sorpreso?”


“Creeremo una nostra organizzazione, combatteremo la NERV ci riprenderemo il mondo”


“Tu sei completamente pazzo”


“Allora?” Chuuya sbuffò, in fondo aveva firmato la sua condanna il giorno in cui Dazai era rientrato a far parte della sua vita, non si sarebbe mai tornato indietro.


“Ci sto”


“Grazie partner”


Profile

europa91: (Default)
europa91

April 2025

S M T W T F S
  1234 5
67 89101112
13 14 1516171819
20212223242526
27282930   

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jul. 6th, 2025 04:17 pm
Powered by Dreamwidth Studios